Tra l’incognita FED e il caro petrolio, gli indici USA registrano un ampio passivo

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Non capitava da 7 anni che il petrolio raggiungesse questi livelli nelle quotazioni. Oggi, poco dopo le 11.30 (ora italiana) il Brent arrivava ad 87,4 dollari al barile mentre il Wti superava gli 85,2 dollari al barile. Come detto più volte l’andamento delle quotazioni per asset così sensibili come il petrolio, è dettato da più elementi. Finora il Covid e le restrizioni dettate dai vari lockdown o pericoli ad essi legati, sono state le cause preponderanti. Ma non bisogna dimenticare che il fattore geopolitico ne è un’altra.

In queste ore, infatti gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto resa nota la loro intenzione di vendicarsi dei recenti attacchi subiti per mano di alcuni droni guidati da militanti Houthi. Si tratta, però, dell’ultimo tassello di un mosaico che deve inevitabilmente essere analizzato anche in virtù di altre variabili. La prima è quella riguardante la crisi tra Russia e Ucraina.

Intanto, però, i mercati si sono dimostrati nervosi già dalla mattinata con un’apertura contrassegnata dal segno meno su tutte le maggiori piazze di scambio.

Tra l’incognita FED e il caro petrolio, gli indici USA registrano un ampio passivo

Un nervosismo che deriva anche dall’aumento dei rendimenti sul decennale americano arrivati a superare l’1,8%. Un andamento che in realtà era stato anche previsto dal momento che la FED si sta preparando per rivedere non solo i tassi di interesse, ma anche le varie politiche di sostegno. Anche per questo motivo la prossima riunione della Banca centrale, prevista la prossima settimana, sta assumendo un significato forte. Infatti i primi provvedimenti sul costo del denaro si prevedono per marzo. Il che potrebbe portare il Governatore della FED, Jerome Powell a fornire qualche informazione utile già nella prossima conferenza stampa.

Ma tra l’incognita FED e il caro petrolio, gli indici USA registrano un ampio passivo. Molte aziende a Wall Street sono chiamate, attraverso la pubblicazione dei conti degli ultimi mesi del 2021, a confermare le ultime quotazioni. Un quadro, quindi, che può giustificare l’atmosfera di tensione che si respira sui mercati azionari. Infatti, oltre al segno meno visto in apertura in Europa, si deve segnalare il passivo, in alcuni casi anche pesante, sui futures di Wall Street. Basta infatti vedere l’andamento dell’S&P 500 che alle 15.45 (ora italiana) perdeva quasi l’1,5%. In picchiata anche il Nasdaq e il Dow: il primo a -1,65% mentre il secondo perde l’1,5%.

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