Tormenti svizzeri, rallentamenti tedeschi

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Già questa che si apre oggi si prospetta come una settimana complessa, ricca di dati ed eventi che potrebbero incidere sull’indirizzo dei prezzi, se poi si apre anche con numeri sotto le aspettative ecco che abbiamo tutte le premesse per una settimana guidata dagli orsi…

In Svizzera per la verità il dato sulla disoccupazione è uscito a 2,4/2,5% in linea con le attese. Ugualmente l’aria nella confederazione rimane pesante.

Dopo essersi spogliata del ruolo di paradiso fiscale la Svizzera non ha ancora pienamente ridefinito il proprio ruolo internazionale.

Senza la sovranità monetaria e con l’ingresso nell’UE, la confederazione probabilmente oggi sarebbe in crisi nera , invece, il comparto finanziario ha discretamente tenuto un po’ per l’abitudine di una clientela per età poco avvezza ai cambiamenti, un po’ grazie al mantenimento di un ‘immagine comunque ibrida rispetto ai canali finanziari dell’area UE.

Quello che si è perso in ambito banche ed affini lo si è andato a recuperare con attrattive normative fiscali che hanno spinto molti imprenditori a delocalizzare le proprie attività in territorio elvetico.

Mentre qua si combatte il deficit oltre le Alpi ci si tormenta addirittura per arrivare all’utile di bilancio, certo è più facile partendo da una base di assenza di debito pubblico poter investire in “sacrifici” fiscali a fronte di futuri rientri in termini occupazionali, produttivi e di consumi e al dunque di entrate fiscali.

Come facciano a non emettere debito dopo avere salvato banche gigantesche sarebbe carino stabilirlo…ma tant’è hanno avuto ragione loro.

Un giorno sì e un giorno no invece la Germania fa i conti con la propria arroganza nei confronti dei partner. Partner sempre più indeboliti dalla politica UE che guarda caso sono però anche i principali consumatori dei prodotti industriali tedeschi. E qui siamo al clamoroso il dato sulla Produzione industriale tedesca atteso a +0.4% è uscito addirittura a -0.3%, ovvero pessimo.

Notiamo che il precedente era un -1.3% e questo in parte ridimensiona l’impatto di tale uscita deludente ma ugualmente rimane il fatto che a differenza dell’America l’unico vero paese trainante dell’Unione Europea a giorni alterni batte in testa.

Per noi paesi deboli vi è però un lato positivo in questo fattore di un ‘industria tedesca in difficoltà: Draghi avrà meno corvacci a spingerlo a manovre più restrittive rispetto all’atterraggio morbido dal QE già annunciato da qui a un anno quando terminerà il suo mandato alla BCE.

Non vediamo pubblicato il dato sull’indice dei prezzi alle importazioni , auguriamoci si tratti soltanto di un ritardo perché come sappiamo dati inflattivi in questa fase non solo annullerebbero completamente le valutazioni a supporto di una tendenza morbida sulla moneta e sui tassi ma anzi porterebbero a un immediato irrgidimento.

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