Titoli e azioni del settore petrolifero a Piazza Affari

Titoli e azioni

I prezzi del petrolio sono arrivati alle stelle. Ma quali sono a Piazza affari i titoli e azioni  da monitorare?

Il mercato italiano

Come sappiamo, le colonne portanti del mercato italiano sono rappresentate dal settore bancario e da quello energetico. Facile, quindi, pensare all’immediato vantaggio derivante da un rincaro dei prezzi sul petrolio. Infatti ieri il greggio ha raggiunto le quotazioni massime da sei mesi a questa parte. Quotazioni che hanno permesso a titoli come Eni (analisi), Tenaris (analisi) e Saipem  (analisi)di guadagnare la vetta dei best performer sul Ftse Mib. Un indice che, però, ieri è stato frenato dal peso dello stacco delle cedole.

Il panorama europeo

Al suono della campanella, infatti, Londra chiudeva ieri a +0,85% mentre Francoforte e Parigi rispettivamente a +0,2% e +0,1%. Milano invece perdeva lo 0,27%. Ad ogni modo, però, il danno è stato estremamente limitato proprio grazie al fattore petrolio. Tra i migliori, come detto, Tenaris a+3,49%, Saipem a+2,91% ed Eni a +2,37%.

Ma procediamo con ordine. Il rally sugli energetici ha riguardato anche le azioni della francese Total, della spagnola Repsol, oltre a Royal Dutch Shell e Bp quotate a Londra.

Titoli e azioni del settore petrolifero: le ragioni del rally

A dare la spinta al barile è stata la decisione del presidente Usa Donald Trump di revocare le esenzioni alle ultime 8 nazioni che potevano ancora acquistare petrolio dall’Iran.

L’intenzione dell’inquilino della Casa Bianca è stata quella di mettere alle corde l’economia della repubblica islamica, ma ancora di più sottrarle un canale vitale di finanziamento.

Ma, come prevedibile, la risposta della nazione non si è fatta attendere. I vertici di Teheran hanno comunicato la loro intenzione di chiudere lo stretto di Hormuz, il canale più trafficato per il commercio del petrolio e derivati, a livello mondiale.

Un annuncio che, alla comunità finanziaria, è subito apparso più come una minaccia (per giunta vuota) che come una volontà concreta.

Le conseguenze sullo spread su titoli e azioni

La prima conseguenza che si è vista sul settore obbligazionario è stata quella di un vero e proprio sell off con una pioggia di vendite. Da qui il rialzo dei tassi, soprattutto quello dei Treasury a dieci anni che è arrivato al 2,6%.

Parallelamente sui BTP italiani si è visto il 2,68%. Il nesso è molto stretto: il petrolio è la base dei carburanti, a loro volta un elemento chiave per determinare l’andamento dell’inflazione dal momento che il trasporto delle merci su gomma è più diffuso rispetto a quello su ferro.

Ma l’inflazione chiama a sé le politiche delle banche centrali con possibilità dell’arrivo di una politica restrittiva qualora ci fosse un aumento del costo della vita. Partendo da questa panoramica è facile capire che in caso di politica espansiva il bond sale nelle quotazioni, scendendo nei rendimenti.

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