Titoli e azioni che guadagnano con i mercati in calo

Titoli e azioni

Mercati volatili e sotto pressione? Ecco i titoli e le azioni che guadagnano con i mercati in calo.

Mercati in calo?

Attualmente i mercati hanno virato al rialzo, resta il fatto che la tensione Usa.Cina sta aumentando. Soprattutto dopo che il presidente Usa Donald Trump ha deciso di firmare un ordine esecutivo per bloccare l’uso, da parte delle società Usa, di sistemi tecnologici cinesi. Tradotto: Huawei e  Zte. A rischio le trattative tra i due paesi? Forse, di sicuro il rischio è quello, ora in aumento, di mercati sotto pressione e di crolli.

Come cambia il mercato

Il segreto per guadagnare con i mercati in calo? Puntare su società che hanno un business solido (magari anche con un dividendo consistente) garantendo quindi stabilità. Un andamento lineare dell’investimento che, però, potrebbe non essere più sufficiente nell’era della quarta rivoluzione industriale. La prima arrivò in Inghilterra alla fine del 1700 portando con  sé lo sfruttamento della macchina a vapore per usi fissi, al posto della manodopera umana. La seconda, portò la macchina a vapore per usi mobili e iniziò nella seconda metà del 1800. La terza arrivò con l’elettricità, la chimica e l’industria petrolifera.

La quarta, invece, vede al centro non solo Internet ma anche l’apprendimento automatico e l’automazione.

Strategie per guadagnare con i mercati in calo

Cosa significa questo? Che se qualche anno fa le maggiori capitalizzazioni erano sul fronte degli energetici, adesso lo sono su quello della Rete (Amazon (AMZN), Apple, Microsoft). Il punto principale? Riuscire a trovare quelle che prospereranno nel futuro a prescindere dall’andamento ribassista di un mercato volatile e sotto pressione. Un nome può essere Square che vanta ottime potenzialità di crescita ma ben poche carte sul fronte dividendi. Inoltre è un titolo ciclico, quindi possibile vittima di volatilità.

Il punto di vantaggio?

I titoli e azioni che vincono sui mercati

Attualmente il mercato ne sottovaluta le potenzialità future. Nel domani serviranno imprese veloci e agili e non i giganti che rischiano di essere letargici. Esistono alcune eccezioni, però. Oltre al lato social dell’investimento (Facebook promette bene anche per i prossimi anni) resta al centro della scena sempre Google e, quindi, Alphabet.

Un gigante? Sì, ma un gigante i cui investimenti sono estremamente ramificati. Perciò se, per assurdo, dovesse perdere la sua posizione dominante nello spazio dei motori di ricerca, avrà sempre altro con cui rifarsi. Il punto debole? Non paga, al momento, alcun dividendo. Dividendo che, invece, paga Verizon con un 4,2%. In questo caso ci si sposta sul fronte della telefonia e dei contenuti. Il che, facilmente, potrebbe portare, in Italia, a guardare a Tim proprio per gli stessi motivi. Ai quali, poi, si deve aggiungere l’arrivo della nuova tecnologia 5G. Oppure, in chiave utility, si può guardare ad Enel. Infatti in un’economia in calo non si potrà rinunciare al servizio elettrico.

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