Titoli di stato: quali garanzie?

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E’ passato sotto silenzio grazie al QE quello che è il vero pericolo per i risparmiatori italiani sempre più detentori del debito pubblico domestico vista la fuga in atto sia pure gradualmente dei capitali stranieri. Vale a dire il Decreto n. 96717, del 7 Dicembre 2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ma mai ripreso con attenzione dai media .
Nel momento in cui lo spread è tonato al centro dell’attenzione è utile dunque ridarvi un ‘occhiata.

Infatti, con detto decreto, per i nuovi titoli di Stato, emessi a partire dal 1° gennaio 2013, sono state introdotte le clausole di azione collettiva . Ovvero postille e/o clausole  inserite alla chetichella  nei prospetti o nei regolamenti dei titoli di Stato di nuova emissione che consentono ad uno Stato in difficoltà finanziarie ovvero  di ristrutturare il proprio debito, ad esempio postergando le scadenze, riducendo i tassi di interesse pagati con le cedole, addirittura sino ad arrivare a variare e financo cancellare l’importo da rimborsare. Altra alternativa prevista dal decreto resta  lo scambio con altre obbligazioni, attraverso una procedura prestabilita. Un esempio al riguardo è quello della Grecia.

Rischio o opportunità?

Rinunciare ai titoli di stato specialmente in caso di repentino aumento dei  rendimenti in questa fase o anche in una situazione di incremento dello spread come ci attendiamo per ottobre , sembrerebbe al momento una perdita di opportunità.

Non va infatti dimenticato che la BCE anche a QE chiuso manterrà un’impostazione monetaria open vale a dire pronta a fare quanto necessario per evitare una nuova crisi profonda. Il che non vuole dire che rischi  non ve ne siano. Semmai in questo senso sarà decisiva la durata dei titoli su cui posizionarsi.  Tanto più che il differenziale di rendimento tra BOT brevi e BTP medi e lunghi sarà già un chiaro evidenziatore del sentiment del mercato sulle varie scadenze e i rischi sottostanti ad ognuna di esse.

Come sempre il mix potrà essere la soluzione più corretta tarando i pesi sulle varie scadenze in funzione alla propria propensione al rischio e prima ancora alle eventuali necessità di liquidità. Visto che una volta che ci si è assicurati cedole interessanti l’andamento dei corsi, se i danari non servono, diventa questione relativa, specie se non si hanno veri timori di default.

Il post Draghi sarà certamente comunque una incognita  e un eventuale impennata dei tassi a 2 anni sarà già sufficiente per chiarirci che l’eventuale apertura dello spread sarà prodromica a qualcosa di più complesso e problematico da risolvere.  Per chi invece non ama qualsiasi tipo di rischio i BOT a breve tornati ad avere un rendimento sia pure di poco positivo restano la soluzione ottimale.

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