Titoli azionari penalizzati dalla politica italiana

titoli azionari penalizzati

Crisi di governo in atto. Molti i titoli azionari penalizzati dalla politica, ma prima di vendere è bene ricordare che una cosa è il valore (intrinseco e quindi fisso) una cosa è il prezzo (influenzato da fattori esterni e perciò volatile).

Come capire la differenza tra prezzo e valore?

In questo caso possono tornare molto utili le schede delle raccomandazioni, vere e proprie bussole per orientarsi all’interno di uno dei parametri più complessi della finanza. Per questo motivo è sempre bene capire i motivi alla base di un portafoglio investimenti. Infatti, in caso di crisi, in Italia, i titoli solitamente penalizzati sono le banche. Ma come sempre è bene, in questo caso, fare un leggero distinguo. Se si vuole approfittare del sell off come a suo tempo fece Warren Buffett durante il crollo Lehman, allora si dovranno distinguere le azioni da comprare come azzardo, da quelle da comprare come protezione.

Il portafoglio aggressivo

Partendo dal presupposto che durante i cali in Borsa (e in genere per investire) è sempre bene preferire la qualità e il valore e titoli che staccano buoni dividendi con regolarità, nel primo caso, si può creare un investimento con un certo livello di azzardo. Naturalmente sempre che non si decida a priori di puntare sulla semplice speculazione al limite dello scalping. Il caso dell’Italia è emblematico: le banche sono le prime vittime dello spread, complici anche il forte carico di Btp in pancia agli istituti. Ma allo stesso tempo le banche italiane si trovano in fase di ristrutturazione con taglio, in alcuni casi corposo, dei Npl e controllo, spesso ampio, dei costi. Da qui è facile pensare che, con un sell off come quello che si sta verificando in queste ore, possano essere svenduti anche i titoli con una certa stabilità. Per chi, invece, preferisse andare sul sicuro, la tecnica è una sola: titoli difensivi e utility in generale.

Il portafoglio difensivo

Il problema, però, con la crisi attuale, è leggermente più complesso. Infatti il rischio adesso è quello di un aumento dell’IVA, a tutto discapito dei consumi. L’approvazione del DEF dovrebbe arrivare massimo per il 27 settembre e chiudersi definitivamente con il via libera il 31 dicembre. Un tour de force troppo estenuante, oltre che impossibile anche nella migliore delle ipotesi, che non potrà comunque essere rispettato. Le temutissime clausole di salvaguardia per un totale di 23 miliardi, zavorreranno quelle minime prospettive di crescita?

I titoli azionari penalizzati dalla crescita

Una cosa è certa: in arrivo sui mercati c’è molta volatilità e, soprattutto, le prime vittime in caso di (probabile) aumento dell’IVA, saranno le aziende che operano sul fronte dei consumi quotidiani. Non da escludere anche il settore lusso. Ma per quanto possa accadere, sull’uso di acqua, gas, elettricità e riscaldamento, gli italiani non potranno tagliare. Quindi le utility, almeno per chi vuole adottare una strategia difensiva, come sempre sono da preferire.

Consigliati per te