Titoli azionari o indici azionari? Cosa comprare sui ribassi dei mercati e perché?

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Titoli azionari o indici azionari? Cosa comprare sui ribassi dei mercati e perché? L’industria finanziaria nel corso degli ultimi anni si è talmente sbizzarrita al punto che oggi le opzioni tra cui scegliere sono moltissime. Per l’investitore ‘standard’ di Borsa i due prodotti prediletti per eccellenza sono o i singoli titoli o l’indice di riferimento. Si tratta di prodotti “vicini di casa” ma dal DNA differente. In estrema sintesi, i titoli incorporano quote di capitale della società emittente. Ad esempio con 100 titoli FCA potrei considerarmi proprietario di una saracinesca di un loro stabilimento. Con l’indice o il suo future  invece sto manovrando un derivato, con sottostante un listino intero incorporato. Quindi due vestiti diversi per esigenze diverse.

Peculiarità degli strumenti

Titoli azionari o indici azionari? Cosa comprare sui ribassi dei mercati e perché? Premettiamo che i “danni da portafoglio” si possono fare sia coi titoli che con gli indici. A semplificare al massimo, gli effetti – al rialzo o al ribasso – sono ‘più soft’ con le azioni. I futures sugli indici azionari invece essendo dei derivati a leva presentano degli effetti …‘a bomba’, da maneggiare quindi con estrema cura e cautela ! Se io ad esempio ho €10.000 da investire long in azioni, ed ottengo un 5% di rialzo, porto a casa €500 lordi. Oppure potrei acquistare 5 mini contratti futures sul Ftse Mib, ipotizzando ad esempio che la banca mi chieda €2.000 a margine per ognuno di essi. Se – invento – li ho caricati con l’indice a 15.000 punti, e la Borsa mi fa +5% (andando a 15.750) allora avrò fatto un lordo di €750×5, che è molto di più. Poiché il discorso vale anche al contrario, cioè nel caso delle perdite, ognuno ne tragga le opportune conclusioni. Morale: potrebbero anche essere accomunati per il fatto di muoversi percentualmente, ma gli effetti non sono affatto paragonabili.

Quale strumento scegliere?

Titoli azionari o indici azionari? La risposta ha maggiormente senso solo per chi ha un minimo di familiarità (oltre a possederla) con la propensione al rischio. Ancora, ipotizzando di avere di fronte un investitore di lungo temine  si può sconsigliare al 101% l’acquisto del future sull’indice azionaro. La leva che incorpora non si adatta affatto a chi cerca soluzioni ‘tranquille’ di lungo periodo  e poi ogni 3 mesi si dovrebbe fare il roll over delle  scadenze. In tal caso decisamente meglio (e meno devastante di un derivato) l’acquisto di un ETF sull’indice, o un certificato. Ma solo se quest’ultimo è di nuova emissione (quindi con le barriere aggiornate), perché molti di quelli emessi e che sonosul mercato hanno già infranto le protezioni. Il titolo invece si presta, almeno in teoria,  all’acquisto diretto e di lunga durata. Tutto poi varia a seconda si vogliano dormire sonni sereni o meno. Un titolo difensivo dovrebbe infatti dare molti meno grattacapi, ma anche guadagni meno esplosivi. Il contrario vale invece per i titoli ciclici. Sembra infine superfluo ribadire che non esistono leggi ferree in materia, dove tutto è funzione di molteplici fattori. A grandi linee tuttavia queste norme riscontrano un’elevata validità. Non resta che scegliere: a ciascuno il suo.

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