Tassi USA al ribasso? Chi ci crede e chi no

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L’abbrivio delle Borse per i prossimi mesi sarà fortemente condizionato dalle scelte sui tassi USA della FED ed in generale dalle manovre delle banche centrali.

Ipotizzare quale saranno le decisioni concrete non è impresa facile.

I comportamenti degli indicatori sono magmatici, specialmente in queste giornate di attesa.

Rianalizziamo pertanto i segmenti che da un eventuale taglio dei tassi USA avrebbero i maggiori vantaggi o svantaggi.

Non prendiamo in considerazione il Bazooka cosiddetto della BCE perché troppo vaghe ed aleatorie sono al momento le mosse concrete che Draghi intenderà mettere in opera.

Meglio concentrarsi sulla mossa della FED sui tassi USA che ha un’identità ben precisa ed altrettanto condizionante.

Le Borse ci credono?

Dopo una  iniziale reazione timida gli indici di borsa a cominciare dall’S&P500 hanno cominciato a muoversi al rialzo con una certa decisione.

Come se cominciassero a scontare un nuovo effettivo taglio dei tassi USA.

Le aperture di stamattina ed il rientro in range anche degli indici USA aprono di nuovo qualche dubbio.

Per avere dunque conferme riguardo all’ondata di ottimismo inizialmente mossasi dovremo aspettare almeno le chiusure di questa sera.

Tassi USA al ribasso il dollaro non ci crede?

Sappiamo quanta valenza abbia quota 1.10 nel cross tra euro dollaro.

Concretamente un nuovo taglio dei tassi USA dovrebbe favorire la vendita del dollaro che invece resta compresso sotto quota 1,11.

Questo dà l’idea che sul fronte valutario pochi al momento sono pronti a scommettere su manovre significative della FED sui tassi.

Ovviamente il dollaro prezza anche la forza dell’economia USA e una serie di altri fattori che non hanno a che vedere con le dinamiche dei tassi USA.

Ugualmente il distacco della speculazione dalla possibilità di sfruttare un deciso rimbalzo delle principali valute verso il dollaro ci fa pensare che gli operatori, almeno per ora puntino poco sulla FED.

Oro e criptovalute up and down

Su binari completamente opposti i comportamenti dei beni rifugio: quello storico che è l’oro e quelle del futuro le criptovalute.

Ammesso che le monete digitali assurgano mai veramente e continuativamente al ruolo di vero bene rifugio…

Mantenendosi sul livelli di eccellenza intorno ai 1500 dollari l’oro ci dice che la ricerca di alternative all’equity e perché no  anche all’obbligazionario americano è in pieno fermento.

Quindi, ferme restando le altre decine di motivazioni, dall’oro pare arrivare un segnale di fiducia verso una FED attiva sul fronte dei tassi USA.

Viceversa le criptovaluta navigano in brutte acque in questi giorni.

In questo caso gli operatori affamati di liquidità a basso costo paiono essersi arresi al fatto che la FED non mollerà nulla sul fronte dei tagli dei tassi USA che tanta linfa immetterebbero nel sistema.

Oppure si scateneranno solo a cosa fatte…?

La partita è aperta

In conclusione la partita sui tassi USA è apertissima.

La sensazione è che Powell, che ha attivato il meccanismo dei tagli,ora non si possa fermare.

L’ipotesi più concreta è una mediazione tra le esose richieste della Casa Bianca (100 bassi point) e la necessità della Banca Centrale Americana di tenersi dei tagli di scorta per quando effettivamente l’economia degli States dovesse rallentare.

Ecco allora che lo 0.25% suonerebbe nuovamente come deludente specie per le Borse.

Ma attenzione se si arrivasse a uno 0.5% anche in due tranches successive ma già definite i mercati azionari potrebbero esplodere al rialzo.

Approfondimento

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