Tassi di interesse: azioni da vendere a Wall Street

tassi

Una delle correlazioni più interessanti degli ultimi tempi a Wall Street è stata quella tra i tassi di interesse e andamento dei titoli azionari. Come tutti hanno avuto modo di notare, un tema caldo del primo semestre di quest’anno sui mercati americani è stata un’euforica risalita di molti titoli, che hanno segnato performance straordinarie con la formazione anche di nuovi massimi storici.

Ebbene dobbiamo necessariamente mettere a confronto tutto ciò con quello che è successo verso la fine del 2018, quando il crollo dei titoli azionari è stato evidentemente un reazione, quasi contestuale, all’aumento dei tassi di interesse di 25 punti base voluto da Jerome Powell nel mese di settembre. Inoltre per il 2019 erano stai previsti ulteriori rialzi fino al 3%.

Qual è il motivo di questa stretta correlazione?

Per avere un’idea precisa, dovremmo innanzitutto partire dalla differenza tra le obbligazioni e i titoli azionari. È Innegabile che tra le due tipologie esiste una sostanziale differenza: sono quasi sempre anticorrelati. Da un lato molti investitori, in un’ottica di diversificazione, inseriscono nel proprio portafoglio sia obbligazioni che titoli azionari.

Ma è anche vero che molti decidono di investire o sull’uno o sull’altro. Quando i tassi di interesse calano, i rendimenti delle obbligazioni fanno lo stesso e diventano meno appetibili per gli investitori, che a quel punto rivolgono la loro attenzione sull’azionario, con conseguenze facilmente intuibili.

L’importanza del tasso di interesse

Il secondo aspetto da tenere in considerazione è che per valutare un titolo azionario ci si basa essenzialmente sul suo valore in base ai profitti futuri, e questi vengono influenzati dal livello dei tassi. Man mano che i tassi salgono/scendono  molte azioni (dipende anche del settore in cui operano)  tendono a perdere valore e/o viceversa.

Fatte tutte queste considerazioni potremmo concludere dicendo che alcuni titoli a volte vengono esageratamente sopravvalutati proprio per la loro stretta dipendenza e correlazione  con i tassi di interesse. Vediamo quali sono.

Il gigante del caffè: Starbucks

Starbucks (SBUX) ha registrato un +38% nel primo semestre, con un rendimento quasi doppio rispetto al 20% all’S&P 500. Le motivazioni sono da trovare in un ottimismo degli investitori sulle potenzialità di crescita oltreoceano, soprattutto in Cina.

Ma Starbucks ancora si trova in una situazione di sofferenza negli USA, con i competitors sempre più agguerriti e margini di guadagno che non crescono. Anche la tendenza degli utenti a livello globale sembra rallentata. Nonostante tutto, il titolo sembra vivere una stagione eccezionale. La dipendenza dai tassi di interesse sembra evidente, per cui bisognerebbe prestare molta attenzione a mantenere in portafoglio questo titolo, soprattutto se lo scenario dei tassi cambierà.

Il secondo titolo a rischio: Procter & Gamble

Il gruppo Procter & Gamble è una multinazionale con sede a Cincinnati, in Ohio, che si occupa di beni di largo consumo. Nel 2017 contava circa 92.000 dipendenti e 100 stabilimenti di produzione. Nel 2011 Fortune Magazine l’ha posizionata al quinto posto nella classifica delle World’s Most Admired Companies.

Il titolo Procter & Gamble (PG) nel primo semestre ha segnato 4 punti percentuali in più rispetto all’S&P 500, ma quello che si è detto per Starbucks vale anche per quest’azienda.

La situazione aziendale presa a sé non è proporzionale al rendimento super positivo del titolo. Basti pensare, ad esempio, che i ricavi nell’ultimo trimestre sono stati soltanto dell’1%. In conclusione, se i tassi di interesse dovessero salire, è molto probabile che il titolo possa perdere molto del suo valore.

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