Su quale materia prima investire nei prossimi mesi

Su quale materia prima investire

Su quale materia prima investire nei prossimi mesi

Il presidente Donald Trump ha scatenato la tempesta. La guerra dei dazi è tornata. Ma quali saranno gli effetti sulle materie prime? E su quali di queste investire nei prossimi mesi?

Su quale materia prima investire? L’oro

Le materie prime potrebbero essere le prime “vittime illustri” di questa guerra. Partiamo prima di tutto dall’oro che, oltre ad essere una materia prima è anche un bene rifugio molto cercato in momenti di difficoltà come quelli che stanno vivendo i mercati.

Attualmente si registra un rialzo dello 0,14% a 1.298 dollari l’oncia, ad un passo da quel livello intravisto già nei giorni scorsi dal metallo giallo con quota 1.300 dollari. Infatti oltre all’escalation tra Cina e Usa gli investitori guardano alla situazione tra Usa e Iran.

Le altre materie prime

Intanto nella disputa con Pechino ci sono vari aspetti da considerare.  Infatti la Cina ha armi parallele da poter usare. La prima di queste è il taglio su quegli acquisti di soia già promessi agli Usa durante i precedenti colloqui. tagli che metterebbero in seria difficoltà non solo l’economia statunitense, ma anche lo stesso Trump che negli agricoltori aveva trovato un bacino di voti estremamente interessato ed interessante. Non solo, ma alcuni problemi potrebbero arrivare anche al settore industriale con nuove difficoltà sugli approvvigionamenti di alcuni componenti oppure delle materie prime.

A tutto discapito dei margini e, in ultima analisi, anche dei lavoratori il cui posto sarebbe a rischio.

E ancora. Molte aziende cinesi hanno da tempo iniziato a spostare la produzione al di fuori dei confini nazionali, verso il sud est asiatico. Il che permetterebbe a Pechino di bypassare le tariffe imposte dagli Usa.

Su quale materia prima investire? Soia e Caffè

L’impatto più forte, detto questo, sarà sul settore agricolo con la soia statunitense che ha già perso l’85% del valore anche in virtù di una sovrapproduzione creatasi con la speranza di uno sbocco commerciale che, precedentemente era stato garantito dalla Cina stessa.

Altro crollo si è visto in una materia prima da noi contemporaneamente lontana (geograficamente) ma allo stesso tempo vicina (quotidianamente): il caffè. Una sovrapproduzione ha portato anche in questo caso ad un calo estremo delle quotazioni. Alla base di tutto ciò è il Brasile con i suoi raccolti estremamente abbondanti. Una situazione a sua volta paradossale se si pensa che le piantagioni sono nate dopo la distruzione della Foresta Amazzonica per far posto alle piante di caffè. A questo si aggiunga anche la svalutazione del real brasiliano che permette acquisti della materia prima a buon mercato.

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