Storia della salopette

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Dai cantieri alle caffetterie hipster, la salopette s’è evoluta nel tempo, per soddisfare le esigenze di chi la indossa.
Nata originariamente come indumento da lavoro per i lavori agricoli e la pesca, nel corso dei secoli è diventato un indumento durevole, ma alla moda.
Quando è nata esattamente la salopette? Si sa che la prima fu brevettata da Levi Strauss & Company nel 1873. Anzi, non era una vera e propria salopette, ma una “waist overalls”, una salopette in vita, realizzata in tela denim. Dei pantaloni, che dopo gli anni Sessanta del Novecento presero il nome di jeans, termine molto più familiare per intendere l’indumento che conosciamo oggi. Questa, però, non è la storia della salopette.

Storia della salopette, dall’inizio

Non ci sono notizie dell’inventore della salopette e nessuna data della sua prima apparizione. È risaputo però che fosse usata fin dalla fine del Settecento come indumento protettivo, regolarmente indossato dagli schiavi neri nelle piantagioni di cotone.
Il denim era utilizzato perché il materiale era robusto, ma non solo. Era anche in netto contrasto con i candidi abiti di lino e gli ombrelloni di pizzo delle famiglie dei possidenti.
Anche l’abbigliamento era una questione di classe.
Al di là della durata e della praticità, le salopette servivano a identificare a livello visivo la razza e il ceto sociale. Dopo la fine della guerra civile e l’abolizione della schiavitù negli Stati Confederati, la mezzadria divenne la nuova norma. Le salopette di jeans erano regolarmente indossate dai mezzadri e continuavano ulteriormente la percezione negativa che fossero indossate soltanto dai neri e dai bianchi indigenti.

Un riscatto ideologico

La storia della salopette non si ferma qui.
Negli anni Sessanta, l’indumento divenne popolare col Movimento dei Diritti Civili, per simboleggiare quanto poco si fosse ottenuto dall’unificazione. Paradossalmente, la scelta della “tuta” fu questione di esigenza: il jeans resisteva agli strattoni e ai morsi dei cani della Polizia durante le manifestazioni. Indossando tute di jeans, gli attivisti riuscirono a entrare in contatto con la classe operaia nera, per aiutarla a registrarsi alle urne.

La salopette era una protesta diretta contro la supremazia bianca. La successiva introduzione del denim nel vestiario comune lo ha commercializzato come un look giovane e casual. E ha volutamente cancellato il significato e la discriminazione nel corso dei secoli.

Quello che oggi consideriamo un capo fashion, un tempo era simbolo di soprusi e violenza, e poi di riscatto sociale.
Il legame fra moda e cultura è fortissimo e inaspettato.

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