Soglia obbligazionaria, soglia di ritracciamento e soglia dimensionale del canale: un serio pericolo per l’azionario Usa?

ProiezionidiBorsa

In questi giorni si fa un gran parlare del raggiungimento della soglia di rendimento del 3% da parte del titolo di stato Usa sulla scadenza decennale.

Secondo diversi analisti questa soglia rappresenterebbe, infatti, un punto di non ritorno, ormai, per l’azionario USA.

E’ vero?

E se sì, perchè?

In realtà tale opinione ha valide motivazioni a sostegno.

Ma non è, in quanto tale, la soglia del 3%, o altra specifica soglia, a determinare un segnale di non ritorno ormai conclamato.

Il fatto è che il 3% rappresenta il livello ormai raggiunto, da circa un anno, e superato di poco circa un mese fa, dalla scadenza trentennale.

Pertanto il raggiungimento di questa soglia da parte del decennale rappresenta un chiaro segnale di appiattimento, e serio indizio di futura inversione negativa della curva dei rendimenti USA.

ll seguente grafico ben evidenzia questa situazione:

Unendo l’attuale rendimento della scadenza decennale con quella trentennale otteniamo infatti un tratto quasi piatto e, come abbiamo ricordato diverse volte su queste pagine, una curva piatta, o, peggio ancora, negativamente inclinata, anticipa una prossima fase di stagnazione o di recessione, e quando questo si verifica, spesso siamo al termine di una fase di espansione economica, e sui massimi di borsa.

Di seguito ho evidenziato, con un segmento nero, come era configurata la curva dei rendimenti Usa sui precedenti massimi di borsa del 2000 e del 2007 (rappresentata dall’indice S & P 500).

Come notiamo sui massimi del 2000 era presente un’inclinazione negativa e praticamente appiattita si presentava sui massimi del 2007.

Ora, quindi, molti analisti temono che il raggiungimento di un tratto ormai appiattito sul tratto a lungo rappresenti, ancora una volta, un campanello d’allarme da non sottovalutare.

Probabile anticipatore, peraltro, di ulteriore appiattimento della curva anche su altri tratti e poi forse anche di una successiva inclinazione negativa.

E negli ultimi decenni tutte le fasi di recessione sono state anticipate da una curva dei rendimenti appiattita/negativamente inclinata.

Abbiamo segnali di conferma di tale situazione?

La risposta è affermativa.

L’analisi delle trimestrali USA ha portato a considerare complessivamente i risultati come riconducibili ad una situazione a luci ed ombre.

Se alcune società hanno presentato risultati positivi (secondo alcuni, tipici di una fine della fase espansiva del ciclo economico), altre hanno sorpreso negativamente.

E proprio anche tale distonia di risultati risulterebbe tipica di una fase espansiva ormai all’apice.

Intanto, lo S & P 500 ha dato un segnale da non sottovalutare, riconducibile anche questo al concetto di soglia.

Il concetto è molto semplice.

Ogni ribasso, statisticamente, se non va oltre un certo livello rappresenta una mera correzione, mentre se supera tale livello, probabilmente significa inversione di lungo.

Sfruttando tale elementare concetto, ho misurato la distanza, in termini di prezzo, tra il massimo sinora raggiunto dallo S & P 500 ed il suo successivo punto di minimo.

L’ho quindi rapportata a precedenti fasi storiche ed ho notato che quando si è raggiunta, in precedenti occasioni, la stessa misura di ribasso, si era ormai entrati in un mercato bearish.

Certo, il metodo può destare qualche obiezione, perché su prezzi più elevati lo stesso ribasso in termini di differenza di prezzo rappresenta percentualmente una distanza inferiore, rispetto a prezzi più bassi del passato, ma è comunque un ulteriore tassello che si inserisce nel concetto di superamento di una determinata soglia.

Il seguente grafico evidenzia quanto appena esposto.

Come notiamo tra il 2015 ed il 2016 il ribasso era stato (colore verde) di poco sopra la soglia che, invece raggiunta dopo il massimo del 2000 e del 2007, aveva rappresentato l’avvio di un mercato ribassista di lungo.

Ormai questa soglia è stata raggiunta (vedere ingrandimento nel prossimo grafico.

Abbiamo quindi due segnali concordanti: raggiungimento di almeno un tratto della curva dei rendimenti USA ormai piatta, e raggiungimento di una soglia di ribasso analoga a quella che, in precedenti occasioni, ha dato vita ad un’inversione ribassista di lungo.

Peraltro tutti i principali analisti interpretano la situazione della curva dei rendimenti in senso uniforme, lanciando un campanello d’allarme.

Infine vi propongo un ultimo grafico, che evidenzia il canale ribassista formatosi a partire dal massimo assoluto.

Esiste un principio, in base al quale maggiori sono le dimensioni del canale, ricompreso tra le due trend lines, e maggiore è la durata.

E sinora, dal 2009 in avanti, questo è quello di maggiori dimensioni.

Ed ancora una volta ricompare, come un filo rosso, il concetto di dimensione.

Sintetizzando, possiamo dire che 3 diversi indici quantitativi, riconducibili al concetto di soglia dimensionale, hanno fatto quanto meno scattare un campanello d’allarme di possibile inversione del trend di lungo termine: soglia di rendimento del decennale Usa, soglia di ribasso, e soglia dimensionale del canale ribassista.

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