Small cap con certezze da big cap

small cap

Small cap o big cap? Cosa scegliere? La domanda da un milione di dollari ha una precisa risposta

Cosa scegliere

La risposta, o per lo meno una prima risposta,è, sommariamente, molto più semplice di quanto si possa pensare. Se si vuole far crescere il proprio patrimonio, ovviamente accettando anche una certa dose di rischio, allora si potrà facilmente optare per le small cap. Solitamente le small cap hanno un margine di crescita molto più ampio, ma proprio per la loro natura, devono sottostare a tutti quegli ovvi inconvenienti che potrebbero far prendere un’altra strada alle azioni. Di qui il rischio inevitabile. Diverso, invece, il discorso per le big cap.

Rischi e certezze

Chiunque voglia mettere al sicuro i propri soldi ed approfittare anche di un margine di crescita, minimo ma pur sempre presente, allora sceglierà le big cap. Una strategia il cui rendimento potrebbe essere potenziato anche dalla presenza di cedole e dividendi solitamente testati da anni di aumenti e da una sostenibilità anch’essa comprovata. Ovviamente questo è un ragionamento teorico che trova possibilità di applicazione in tantissimi esempi pratici. Ma è pur sempre un ragionamento teorico, quindi soggetto ad ampie eccezioni.

Cosa sono le small cap

Generalmente sono definite small cap le azioni che hanno capitalizzazione di mercato compresa tra $ 300 milioni e $ 2 miliardi. Da ricordare che la capitalizzazione si calcola moltiplicando il valore della singola azione per il numero delle azioni in circolazione. Il segreto per trovare le small cap più interessanti? Riuscire a intuire i megatrend del futuro e puntare su quelle aziende che risolvono già da oggi le necessità di domani. Come detto più volte uno dei megatrend che si svilupperanno nel futuro ma che si è visto già da oggi, è l’importanza del settore sanitario. In questo caso un nome interessante può essere Intercept Pharmaceuticals (ICPT).

I titoli da comprare

La società è specializzata nello studio delle molecole per la cura delle epatopatie, cioè le malattie del fegato. In particolare il suo Ocaliva, attualmente approvato per il trattamento della colangite biliare primaria (PBC)ha visto vendite che nel secondo trimestre sono salite a $ 65,9 milioni , con una crescita del 53% su base annua. In futuro ci sarà la sua applicazione nel trattamento per la steatoepatite non alcolica (NASH), malattia del fegato che colpisce tra il 2% e il 5% degli adulti statunitensi e costituirà tra 10 anni la principale causa di trapianti di fegato. Il punto a suo favore? Attualmente la FDA (Food and Drug Administration) non ha approvato nessun farmaco e Intercept è sulla rampa di lancio per essere il primo.

 

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