Il sistema pensionistico italiano è sostenibile o si va verso un crack?

Ieri abbiamo introdotto il tema del debito pubblico, evidenziando le dinamiche temporali relative alla modifica nel tempo della probabilità di default.

Oggi invece intendiamo occuparci, anche questa volta senza dilungarci in eccessivi tecnicismi, del sistema pensionistico italiano, in particolare della sua sostenibilità e del suo eventuale livello di giustizia o di iniquità.

Diversi studi si sono occupati della materia, convergendo nel ritenere, in sintesi, che il sistema sia ancora sostenibile, nonostante alcuni aspetti critici, sul medio e lungo termine, ma tale da presentare alcune iniquità.

Un primo rapporto, l’Ageing Report EUROPEAN ECONOM 2015 sulle previsioni di sostenibilità della spesa pensionistica, elaborato dalla Commissione Europea, ritiene che “ in ogni caso la spesa dovrebbe essere sostenibile in ragione del fatto che, nel meccanismo italiano, come in quello di altri Paesi europei, opera un “fattore di sostenibilità”, detto anche “coefficiente di riduzione”. Fattore che, al momento del pensionamento, se necessario, ridimensiona i benefici pensionistici”.

Un altro rapporto, il rapporto Mercer “Global Pension Index” ritiene che “il sistema italiano è fra quelli europei che hanno buone caratteristiche, anche se corre notevoli rischi. Rischi da scongiurare con interventi adeguati.“

In sintesi, le diverse analisi restituiscono una valutazione nel complesso positiva, anche se diversi correttivi potrebbero migliorare l’attuale sistema, sia in termini di sostenibilità, che di equità.

Probabilmente, molto dipenderà dalle future dinamiche, relative all’adeguamento di alcuni parametri soprattutto in base all’evoluzione della situazione demografica.