Banche italiane: stato di salute e rischi futuri

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Iniziamo questo articolo ricordando una buona notizia per le banche italiane. Intesa Sanpaolo, UniCredit, Ubi e BancoBpm, come riportato dal Sole 24 Ore, superano le prove di stress di Eba e Bce: anche nello scenario avverso, il capitale delle quattro banche è superiore ai minimi richiesti.

Pur non esistendo, in questa edizione, una soglia minima di Cet1 per definire una promozione o una bocciatura, assumendo come soglia critica un Cet1 al 5,5%, tutti gli istituti italiani sono rimasti ampiamente sopra i livelli di rischio. Tra le difficoltà da affrontare mantenendo un patrimonio elevato, c’era una forte recessione (fino al -2,7% di Pil in tre anni), la crescita della disoccupazione, il crollo dei prezzi delle abitazioni e un’inflazione più bassa del previsto.

Intesa SanPaolo, la migliore, nello scenario avverso al 2020 subirebbe un calo del coefficiente patrimoniale Cet1 dal 13,27% di fine 2017 al 10,4%; nello scenario base, il Cet1 sarebbe del 13,04%. Unicredit, nello scenario avverso registrerebbe un Cet1 ratio al 9,34%, 346 punti base in meno rispetto al Cet1 ratio a fine dicembre 2017. Nello scenario base, invece, il Cet1 sarebbe al 13,76%, 96 punti base in più rispetto a fine dicembre 2017 (12,8%). Banco Bpm nello scenario avverso riporterebbe un Cet1 all’8,47% contro il 13,94% registrato a fine 2017, nello scenario base salirebbe al 15,7%. Ubi banca avrebbe un capitale dell’8,32% nello scenario avverso e del 12,49% nello scenario base contro l’11,7% di fine 2017. Per Carlo Messina, ceo di Intesa Sp, “i risultati degli stress test collocano Intesa Sanpaolo ai vertici europei e confermano la nostra banca un chiaro vincitore di questo esercizio”. (fonte ADNKronos).

Quale effetto avrà sulle banche il flop dell’asta dei BTP e la politica autarchica del governo?

Prima dell’asta del 22 novembre c’era stata una sorta di chiamata alla armi affinché gli italiani comprassero i titoli di stato in modo da formare un’argine all’attacco proveniente dall’estero. La risposta c’è stata, ma non nei termini che si aspettava il governo. Come scritto in un altro articolo (BTP: effetti sulle quotazioni del flop dell’asta) l’accoglienza da parte degli italiani è stata molto debole e l’asta è andata praticamente deserta.

Ammontare aste BPT. Anche le banche hanno ridotto la loro esposizione.

Andamento delle aste dei BTP in termini di contro-valore. Quella del 22 novembre e la seconda peggiore di sempre. Anche le banche hanno ridotto la loro esposizione.

Chi ha sopperito a questa “poca attenzione” da parte degli italiani? Le banche!

“Come avvenuto in altri periodi di forte tensione finanziaria, tra maggio e settembre le banche italiane hanno effettuato ingenti acquisti di titoli sovrani per 39 miliardi. Questi investimenti contribuiscono a stabilizzare i prezzi dei titoli…”. A conferma di quanto scritto dalla Banca d’Italia l’esito della seconda fase del collocamento dei Btp Italia riservata agli investitori istituzionali. Il Mef ha infatti spiegato che il collocamento “ha visto una presenza predominante di investitori domestici, che ne hanno sottoscritto circa il 93%. Hanno partecipato alla sottoscrizione anche investitori residenti nel Regno Unito (circa il 5% ) ed in Francia (circa il 2%)”.

Questo prodigarsi delle banche, però, non è privo di conseguenze. E’ vero che i conti sono migliorati molto, come testimoniano i risultati degli stess test, ma altre nubi incombono all’orizzonte.

Ridottosi il mercato della liquidità interno, sia per mancanza di fiducia degli investitori retail che per un aumento dei costi, le banche si stanno indebitando verso l’estero per poter continuare a continuare a comprare titoli di stato. Sempre secondo il rapporto del della Banca d’Italia  “Le banche hanno aumentato notevolmente la posizione debitoria netta nei confronti dell’estero per finanziare a tassi contenuti gli acquisti di titoli di Stato”. Il debito netto verso gli istituti esteri che ad aprile era ancora di circa 40 miliardi è più che raddoppiato ed oggi supera quota 80. D’altra parte altra soluzione non si intravedeva. Se gli istituti italiani hanno comprato titoli per 39 miliardi, l’estero ha disinvestito tra maggio e settembre per 68 miliardi.

Secondo un rapporto della Banca d’Italia “Il calo del valore dei titoli impiegati come collaterale per il rifinanziamento presso l’Eurosistema ha ridotto la posizione netta di liquidità delle banche di due punti”.

Ci troviamo, quindi, in una situazione molto delicata che potrebbe avere conseguenze disastrose per le banche italiane.

 

 

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