Dove è diretta l’Italia? Si va verso un punto di rottura con l’Unione Europea?

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Nota dell’Editore: questo sito non ha nessuna ideologia politica e quindi non è assolutamente schierato per nessun partito, e su queste pagine si riportano notizie, si esprimono ed elaborano idee e dati per lo studio dell’economia e dei mercati finanziari.

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Il sabato a mercati chiusi aiuta a ragionare a mente fredda e a vedere luci, ombre e prospettive che nelle altre frenetiche giornate sono celate dietro alla paratia che la concentrazione operativa richiede verso l’attimo presente.

Questa riflessione per introdurre il tema delle altissime probabilità che l’Italia col suo nuovo governo si avvii verso il punto di rottura con l’Unione europea  o viceversa dovrà mettersi in tasca orgoglio e promesse elettorali e accontentarsi di qualche briciola che da Bruxelles verrà concessa magari in cambio di futuri ulteriori impegni.

Come si può infatti pensare che una “unione” di stati che non riesce nemmeno a mettersi d’accordo su una questione fondante per la vita di migliaia di persone ma molto limitata in termini di impegni economici e sociali come quella dei migranti possa trovare intesa reciprocamente utile su un paino economico che vede le esigenze dell’Italia all’antitesi netta di quelle dei tedeschi ad esempio…? Impossibile!

E non prendiamo più di tanto spunto dall’episodio insultante di ieri verso Salvini da parte di Asselborn Ministro degli Esteri del Gran potentato del Lussemburgo. Come noto una delle più estese e potenti nazioni del mondo.

E’ il continuo attacco all’Italia  a fare pensare che nulla sarà possibile . Prima del lussemburghese la stoccata di Moscovici e prima di lui le parole inusitatamente politiche di Draghi. Si potrebbe andare avanti a lungo.

Già è molto discutibile per non dire ridicolo che la contribuzione netta o lorda, in sostanza se si danno più soldi all’Europa ovvero più se ne ricevono sia basato su criteri atavici dimensionali e non sulla situazione corrente. Per intenderci sarebbe come se in Italia lo stato pretendesse le aliquote più elevate non da chi gode dei redditi attuali più alti ma da chi in passato per rango e professioni semmai decadute godeva della situazione economica più florida.

Capite bene che non ha senso.

Ma di questo non possiamo certo prendercela con L’unione Europea che ne approfitta (vorrei vedere chi non lo farebbe) ma semmai coi politi  dell’epoca che firmarono questi grotteschi accordi e che tra l’altro pare siano immutabili nel tempo e ignavi delle condizioni dinamiche e correnti dell’economia dei vari paesi che si mettono sotto il giogo della UE.

Che se poi uno ci pensa… ma come ci attaccate ogni giorno per il famoso rapporto deficit PIL e poi ogni anno contribuite a farcelo peggiorare come uno dei pochi paesi che dà all’Europa più di quanto riceve. Che siano duemila, tremila o novemila (come sostiene qualcuno) miliardi annui poco importa, come principio è totalmente assurdo. Sei tra i paesi più poveri ecco, siccome però sei popolato e grosso, allora paga più tasse, ti dirò di più se alzi la cresta per cercare di uscire dalla tua valle di lacrime ti sanziono prima con attacchi verbali e poi direttamente sul piano pecuniario!

Penso che una situazione più grottesca non si potesse creare nemmeno a studiare la sceneggiatura di un film del non senso ambientato nelle stanze della politica.

Ma poi dove vanno a finire questi soldi , ovvero quali sono i paesi che ricevono molto di più di quello che danno? Ma certo, i paesi dell’Est che guarda caso sono la nuova frontiera della “pacifica” colonizzazione tedesca e la migliore area di sviluppo per le loro esportazioni industriali.

Personalmente non amo le scommesse, mi piaceva il totocalcio di una volta ma vorrei vedere se qualche bookmaker prezzasse la riuscita integrale ma anche parziale del programma del governo in caso (probabilissimo ) di permanenza della UE quanto sarebbe alta la quota… probabilmente simile a quella di quando il Leicester ha vinto la Premier League: il massimo che per noi significa il mino di possibilità di evitare crisi e caos sui mercati prossimi a venire.

 

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