Se la banca ti propone questi investimenti fai attenzione ai costi nascosti

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Negli ultimi anni i risparmiatori italiani hanno imparato a conoscere nuovi strumenti finanziari, purtroppo non sempre con risultati positivi. Il rendimento in discesa dei titoli di Stato e la contrazione del mercato immobiliare hanno spinto le banche a cercare delle alternative. Abbiamo dapprima assistito al periodo delle obbligazioni bancarie, spesso malauguratamente non quotate. Con le conseguenze che i molti risparmiatori delle banche fallite nell’ultimo decennio, ben ricordano.

Poi è stata la volta dei fondi comuni di investimento. Strumenti sulla carta validissimi ma a volte rivelatisi nefasti per i portafogli dei risparmiatori italiani. Non sono mancati gli investimenti camuffati da polizze assicurative con i loro costi spesso elevati e poco trasparenti. L’ultima trovata di banche e reti per far investire quel che resta del patrimonio delle famiglie sono gli ETF. Gli Esperti di ProiezionidiBorsa hanno parlato più volte di questi strumenti capaci di replicare mercati, indici o valute.

Uno strumento non privo di incognite

Il principio alla base degli ETF è razionale e condivisibile. Gli ETF replicano fedelmente un indice, come ad esempio, l’azionario americano oppure una valuta come la sterlina. Altri riproducono l’andamento di beni come l’oro od il petrolio. Sottoscrivendo un ETF il risparmiatore può acquistare con pochi euro un’esposizione su centinaia di titoli diversi. I costi sono molto più bassi rispetto ad un fondo, mancando l’attività di un gestore. Insomma, sono strumenti in grado di diversificare il portafoglio, costano poco e hanno soglie d’accesso molto basse. La soluzione a tutti i problemi degli investitori?

Non è detto, anzi, se la banca ti propone questi investimenti fai attenzione ai costi nascosti. Di preciso non parliamo dei costi evidenziati nel foglio informativo, che sono sempre bassissimi. Non ci riferiamo nemmeno alle commissioni applicate dalle banche, che sono trattabili e spesso non elevate. Ci riferiamo ad un costo di cui pochi parlano, scopriamolo insieme.

Se la banca ti propone questi investimenti fai attenzione ai costi nascosti

A differenza dei fondi, gli ETF sono titoli quotati su appositi listini che si comportano esattamente come i mercati azionari. Gli ordini di acquisto o vendita effettuati dagli investitori determinano il cosiddetto “book di negoziazione”. Un sistema che mette in relazione gli investitori e facilita gli scambi. Il problema degli ETF è che spesso sono poco liquidi, ovvero ci sono pochissimi investitori che li trattano. In molti casi nessun risparmiatore compra o vende il titolo per intere settimane.

Per ovviare a questo problema gli emittenti degli ETF ne creano uno ancora più grande determinando veri e propri costi occulti. Inseriscono infatti ordini di acquisto e vendita per consentire l’operatività a chi vuol sottoscrivere o dismettere un ETF. Ma inseriscono prezzi che distorcono il mercato per creare grossi margini all’emittente. In questo modo chi acquista comprerà a prezzi più elevati e chi vende lo farà a forte sconto rispetto al mercato.

Rendimenti fortemente depressi

Il risultato del portafoglio di ETF avrà quindi due diversi scenari. Il primo, basato sui prezzi teorici, vedrà questi strumenti capaci di ottime performance a costi irrisori. Il secondo, basato sui risultati reali per gli investitori, sarà molto meno brillante. Buona parte del rendimento, infatti, andrà al gestore per la sua attività di trading. Insomma, se la banca ti propone questi investimenti fai attenzione ai costi nascosti. I risparmiatori possono verificare che il book di negoziazione sia effettivamente vivace e gli “spread denaro lettera” contenuti. In caso contrario, ci sarà il forte rischio di un rendimento inferiore alle attese.

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