Se hai l’onicofagia ecco cosa stai facendo e cosa ti dice la psicologia

unghie

Cosa ti dice la psicologia e cosa stai facendo se hai l’onicofagia? Ti stai semplicemente mangiando le unghie. E spesso tutto ciò accade in maniera compulsiva, quasi sempre senza farci caso. Con la conseguenza che in genere l’onicofagia come disturbo può avere delle origini e delle spiegazioni da affidare alla psicologia.

Se hai l’onicofagia ecco cosa stai facendo e cosa ti dice la psicologia? Il vizio di mangiarsi le unghie non ha peraltro età. In quanto l’onicofagia può manifestarsi in età pediatrica. Così come il disturbo può poi manifestarsi solo in età adulta.

Se hai l’onicofagia ecco cosa stai facendo e come evitarlo

Per evitare di mangiarsi le unghie esistono in commercio dei rimedi. Uno di questi è rappresentato da uno smalto. Questo smalto, fissato sulle punte delle unghie, funge in tutto e per tutto da deterrente. In quanto il suo sapore è amaro.

Oppure il suo sapore è piccante e comunque lo smalto non è pericoloso. In quanto realizzato con degli estratti vegetali. Il sapore orribile dello smalto svolge bene la sua funzione. Ovverosia quella di evitare di rosicchiarsi non solo le unghie.

Ma anche le cuticole con il conseguente rischio di arrossamenti prima e di infezioni poi. Inoltre, chi si mangia le unghie e addirittura le inghiotte rischia pure danni a livello gastrico. Ed in generale il continuo rosicchiare può provocare patologie dentali. A partire dai danni gengivali.

In alternativa allo smalto per non mangiarsi le unghie ci sono altre soluzioni? Sì, come ad esempio i cerotti per ragadi delle dita. Si tratta di cerotti che sono impermeabili e ipoallergenici. E che prevalentemente si usano in età pediatrica. Per i bambini che si mangiano proprio le unghie. E che di conseguenza tendono a causarsi delle ferite sui polpastrelli.

Cosa dice la psicologia sull’onicofagia, disturbo da passeggero ad ossessivo-compulsivo

Quello relativo all’onicofagia può essere un disturbo legato alla crescita. E quindi con il tempo destinato a sparire. Ma nei soggetti adulti può essere un disturbo di tipo ossessivo-compulsivo. Al punto che porta il soggetto stesso a negare di soffrire di onicofagia.

Spesso all’onicofagia sono associati pure altri disturbi, come ad esempio quelli alimentari. In base alla natura del disturbo, quindi, la cura può essere solo di tipo comportamentale. Ma nei casi più gravi la terapia è farmacologica. Quella finalizzata a curare l’eventuale patologia rilevata che porta proprio all’onicofagia.

 

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