Se fallisce la banca cosa succede ai soldi dei risparmiatori?

Se fallisce la banca cosa succede ai soldi dei risparmiatori

Quando fallisce una banca, cosa che pur succede, i risparmiatori non possono non temere per la sorte dei soldi depositati. In tempi di precarietà venati da inquietudine a causa del giogo mortifero imposto dalla presenza del coronavirus interrogativi e perplessità insorgono sempre più numerosi. Spaventa non poco il crollo della borsa e la pesante ripercussione del blocco della produzione e delle vendite sull’economia nazionale. Alla diffusione epidemica del virus fa da contraltare la crescente preoccupazione per la perdita di occupazione dei lavoratori autonomi e dei precari. Se a ciò si assomma l’eventualità di un fallimento dell’istituto bancario in cui sono depositati i risparmi, salgono repentinamente i livelli di angoscia.

Il fallimento di una banca

Non è forse lecito chiedersi se fallisce la banca cosa succede ai soldi dei risparmiatori? Anzitutto conviene precisare che il dissesto di un istituto di credito è un evento raro che si tenta in ogni modo di evitare. In primis è lo Stato mette in campo strategie erogando prestiti, tutele e puntelli economici. Poiché non rientra fra le ipotesi di irrealtà, il fallimento di una banca può sì verificarsi, ma non secondo le modalità tipiche delle piccole aziende.

Nel caso degli istituti di credito si fa riferimento ad una procedura concorsuale nota come “liquidazione coatta amministrativa” che l’autorità amministrativa dispone. La  liquidazione coatta gestisce l’eventuale stato di insolvenza delle imprese soggette al controllo pubblico. L’autorità amministrativa affida ad un commissario liquidatore la procedura col preciso intento di tutelare gli interessi dei correntisti. La conseguente liquidazione degli attivi dell’istituto bancario permette così di contenere al massimo i danni e di garantire i risparmi dei creditori.

Se fallisce la banca cosa succede ai soldi dei risparmiatori?

Prima ancor di naufragare sulle sponde del fallimento o della cosiddetta liquidazione coatta amministrativa, l’istituto bancario realizza alcuni tentativi di salvataggio. Le rotte più frequentate dalle banche che imbarcano acqua sono quelle che approdano a soluzioni di compromesso. Nella più parte dei casi si fanno  fusioni con altri istituti di credito o accorpamenti, oppure accede che una banca sia ceduta ad altre.

Qualora falliscano tutte le strategie atte a scongiurare il naufragio, scatterebbe il cosiddetto bail-in ossia un procedimento disciplinato dall’Unione Europea. Stando alle regole del bail-in, il peso maggiore delle perdite graverebbe sui soci della banca, a seguire sugli investitori, titolari di azioni e obbligazioni.

L’ultima spiaggia del naufragio bancario raggiungerebbe i piccoli risparmiatori se i suddetti soggetti non dovessero riuscire a sopportare l’onere del fallimento. Ma non tutti i conti correnti verrebbero coinvolti nel recupero credito in quanto sono esclusi a priori quelli con un deposito inferiore ai 100mila euro. Se anche il deposito del risparmiatore dovesse superare la soglia dei 100mila euro, il conto corrente verrebbe aggredito al massimo dell’8%.

Consigliati per te