Sanzioni fino a 15.000 euro dall’Agenzia delle Entrate per questi contribuenti per l’uso dei contanti invece di bancomat o carta di credito

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Quasi tutti oramai sanno che dal 1° gennaio sono scattati i nuovi limiti per il pagamento in contanti. Ogni transazione può essere pagata in contanti se non supera la somma dei 999,99 euro. Per importi oltre i 1.000 euro occorre utilizzare strumenti di pagamento tracciabili come carta di debito, carta di credito, assegni, bonifici, ecc. Quindi chi non vuole avere guai col Fisco deve fare attenzione a pagare in questo modo.

Ovviamente chi viola la norma inserita nel decreto legge n. 124/2019 all’articolo 18, va incontro a sanzioni pecuniarie crescenti. Ma probabilmente molti ignorano che le sanzioni colpiscono chi effettua un pagamento in contanti oltre la soglia, ma anche chi lo riceve. E ci sono sanzioni pesanti anche per chi è a conoscenza della violazione ma non la denuncia. Infatti scattano sanzioni fino a 15.000 euro dall’Agenzia delle Entrate per questi contribuenti per l’uso dei contanti invece di bancomat o carta di credito.

Fino al 31 dicembre si poteva pagare in contanti per importi fino a 1.999,99 euro. Dal 1° gennaio il Governo ha dimezzato questo limite confermando gli orientamenti del precedente Esecutivo. Ma la legge ha previsto anche il dimezzamento della sanzione minima per chi viola la norma che da 2.000 euro è scesa a 1.000 euro. In pratica chi paga importi superiori a 1.000 euro in contanti, potrà essere soggetto a una multa che parte da un minimo di 1.000 euro a un massimo di 50.000 euro per importi fino a 250.000 euro. Per importi superiori, la sanzione è quintuplicata nel minimo e nel massimo.

Sanzioni fino a 15.000 euro dall’Agenzia delle Entrate per questi contribuenti per l’uso dei contanti invece di bancomat o carta di credito

Le sanzioni non riguardano solamente il pagatore in contanti ma anche altre due categorie di persone. Le multe possono ricadere anche su colui che riceve il pagamento e su chi è a conoscenza del pagamento e non lo denuncia.

Nel primo caso, facciamo l’esempio di un esercente che vende un prodotto. Se questo accetta un pagamento in contanti oltre 999,99 euro, rischia una sanzione da 1.000 a 50.000 euro.

Ma anche un altro soggetto può incappare nelle more del Fisco. Infatti secondo l’art. 3 del decreto n. 231/2007, colui che svolge una attività professionale relativa a contabilità e tributi, deve segnalare eventuali irregolarità. Questi soggetti nell’ambito della propria attività avendo notizia di violazioni della legge devono darne comunicazione al Ministero dell’Economia e delle Finanze. In caso contrario il professionista rischia una sanzione amministrativa pecuniaria compresa tra i 3.000 ed i 15.000 euro.

I limiti del contante riguardano il pagamento ma non il prelevamento. Un correntista non ha limiti nel prelevamento di soldi dal suo conto corrente. Anche se potrebbero scattare controlli del Fisco per prelievi mensili oltre una certa cifra. Inoltre non esiste limite per il deposito di soldi in contanti sul proprio conto corrente. Chi avesse 2.200 euro in contanti, sarebbe libero di depositarli in banca anche se la cifra supera i 1.000 euro.

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