Ritorna la stagflazione? Storia e prospettive di un fenomeno economico che potrebbe segnalare la fase terminale della pandemia

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Ritorna la stagflazione? Di cosa si tratta e perché potrebbe segnalare la fine della pandemia?

A questi ed altri importanti quesiti sulla fase che stiamo attraversando, intendiamo rispondere nel presente articolo.

Prendiamo le mosse da una previsione che facemmo qualche tempo fa su quello che sarebbe stato un fenomeno che sta puntualmente manifestandosi, la cosiddetta stagflazione. Ma perché l’avevamo previsto e quali prospettive si aprono per il futuro sanitario ed economico?

Ritorna la stagflazione? Storia e prospettive di un fenomeno economico, che potrebbe segnalare la fase terminale della pandemia

Per stagflazione, si intende una fase economica caratterizzata da stagnazione economica, accompagnata da recessione.

Questo tipo di fenomeno, impossibile secondo le tradizionali teorie keynesiane che consideravano l’inflazione possibile solo con fasi espansive, si verificò inizialmente negli anni settanta. Fu una conseguenza di un fenomeno esogeno, come quello legato al rialzo dei prezzi di materie prime o del petrolio.

Già questo tipo di situazione dimostrò che non è solo la fase espansiva di un’economia a poter causare particolari dinamiche inflattive.

Queste si possono quindi manifestare anche durante fasi stagnanti.

Stagflazione e transizione da fasi espansive a fasi recessive

Un tipico fenomeno stagflattivo è quello che può accompagnare le fasi di transizione da un ciclo economico espansivo ad uno recessivo.

La capacità produttiva è al massimo e l’incremento della domanda aggregata non riesce più, quindi, a riversarsi su una maggior offerta, con inevitabile ripercussione sui prezzi.

Tale dinamica inflattiva porta i prezzi, ma anche i tassi, come quelli relativi ai finanziamenti, sempre più in alto. Fino a che questi tassi superano il limite di convenienza per nuovi investimenti.

L’economia inizia quindi a contrarsi, perché i tassi, troppo elevati, restringono l’ambito degli investimenti redditizi, a fronte di eccessivi oneri finanziari, e si tende, quindi, a non investire più nella realizzazione di beni e servizi.

Ed inizia, quindi, una contrazione economica.

Ma perché verso la fine delle pandemie si registra una stagflazione?

Verso la fine di una pandemia, molte attività sono fallite ed altre vanno verso il fallimento, se non adeguatamente sostenute da opportuni interventi economici.

Sia provvedimenti restrittivi, che il timore di contagio, hanno portato ad una restrizione della base produttiva.

Sul lato della macroeconomia, questo significa una diminuzione dell’offerta di beni e servizi.

Al tempo stesso, però, si presenta una certa domanda aggregata, tendenzialmente crescente, di beni e servizi, in quanto il senso di un mutamento della situazione sia economica, che sanitaria, infonde un certo ottimismo, che spinge gli acquisti, quando si pensa che la pandemia stia terminando.

Quanto meno, la domanda, sul fronte macroeconomico, tende a non diminuire.

Una domanda che resta uguale, o anche crescente, a fronte di una diminuzione dell’offerta, non può che riflettersi sui prezzi.

In quale percentuale?

Facciamo un semplice calcolo?

Fatto 100 il numero di prodotti o servizi prima esistenti, occorre dividere 100 per la percentuale di aziende che rimangono in un determinato settore.

Questo consentirà, pur a fronte di una domanda costante, di capire di quanto, tendenzialmente, cresceranno i prezzi.

Ipotizziamo, ad esempio, che prima vi siano, in una determinata economia, 100 prodotti di un certo tipo, venduti ad 1 euro l’uno.

Avremmo, cioè, una offerta per un totale di 100 euro, distribuita su 100 prodotti, venduti ad 1 euro l’uno.

Ed ipotizziamo che la domanda di mercato sia quindi disponibile ad assorbire il totale di questa offerta, per un pari importo di 100 euro.

Ipotizziamo che ad un certo punto si vendano solo più 80 prodotti, a fronte sempre di una potenziale domanda di mercato, per un equivalente di 100 euro.

Avremo quindi: totale offerta di prima/totale offerta attuale, ossia: 100/80, che porta a 1,25.

Il che significa che il prezzo sale ad 1,25 euro.

Infatti, se moltiplichiamo 1,25 per 80, otteniamo ancora 100, pari al totale di euro presenti sul lato della domanda.

Pertanto, quei 100 euro, ancora presenti sul lato della domanda, si riverseranno non più su 100 prodotti, venduti ad 1 euro l’uno, ma su 80 prodotti, venduti ad 1,25 euro l’uno.

Spiegati, quindi, i funzionamenti di alcuni fenomeni economici, comprendiamo anche perché una fase di stagflazione possa essere segnale di una possibile fine della pandemia.

Il venir meno di un certo numero di aziende porta a recessione, ma la presenza di disponibilità di moneta nel sistema economico, e il mantenimento di parte significativa della domanda su certi livelli, porta a distribuire tale disponibilità di moneta su prezzi incrementati.

Avevamo infatti previsto tale fenomeno e si sta verificando.

Ritorna la stagflazione? I riflessi su mercati e banche centrali

La comparsa di un certo livello di inflazione, come si sta verificando in questo periodo, porta sempre qualche turbolenza sui mercati, ma al momento questo fenomeno è considerato come passeggero dalle banche centrali.

Queste ultime, quindi, non si sono dichiarate pronte a cambiare la propria politica monetaria, da espansiva a restrittiva, in funzione anti-inflattiva.

Si sono invece dichiarate disponibili a mantenere gli stimoli economici, necessari per una fase di rilancio, sino a che tale fase non si sarà consolidata.

Comprendiamo quindi, per un verso, perché se ritornasse la stagflazione sarebbe vista negativamente dai mercati.

Per un verso tendono a diminuire i risultati societari mentre, per altro verso, tali risultati tendono a valere meno, essendo soggetti alla svalutazione conseguente all’inflazione.

Sotto altro profilo, però, questa fase viene considerata come transitoria, verso una fase di maggior sviluppo economico, e con una inflazione poi rientrata, almeno secondo l’interpretazione delle banche centrali.

Ne dovrebbe conseguire che anche la fase di turbolenza attraversata dai mercati dovrebbe essere considerata come una mera fase di correzione, in risposta alla fase di transizione, che stiamo vivendo.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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