Risvolti positivi e interessanti sulla lotta al tumore al seno come dice la ricerca

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Se recentemente abbiamo parlato delle buone notizie circa la lotta contro il tumore al seno da un punto di vista farmacologico, oggi trattiamo lo stesso argomento da un’altra prospettiva. Non si arresta la ricerca e non si arresta la medicina, le quali ogni giorno fanno dei grandissimi passi in avanti. Non solo per quanto riguarda il cancro, ma anche per le tante altre malattie che si diffondono sempre più.

Studi scientifici stanno cercando di sperimentare il primo farmaco per ridurre gli effetti dell’Alzheimer, nonché cercano di dimostrare come le proprietà benefiche della buccia di limone aiuterebbero nella terapia. Altri studi si sono concentrati sulla Sclerosi Multipla, individuando una proteina colpevole dell’infiammazione che potrebbe essere arrestata con la terapia farmacologica.

Come detto poc’anzi, la ricerca fa davvero del suo meglio per rendere la vita di ognuno di noi migliore. Così come sta facendo nel campo dell’orribile malattia chiamata cancro. Ed anche qui, ci sono dei risvolti positivi e interessanti sulla lotta al tumore al seno come dice la ricerca.

Cosa sostiene lo studio italiano?

Uno studio italiano sta cercando di dimostrare come la terapia ormonale potrebbe aiutare in caso di tumore al seno. Potrebbe capitare, infatti, che dopo l’operazione ci sia una ricaduta, o meglio una recidiva. La caratteristica del tumore è proprio questa. Il ritorno.

Ma proseguendo la terapia ormonale si inciderebbe molto su un’eventuale recidiva, riducendo di tanto questo possibile rischio.

Risvolti positivi e interessanti sulla lotta al tumore al seno come dice la ricerca

Questo studio è stato pubblicato sulla rivista “The Lancet Oncology” e ripreso dalla Fondazione Veronesi, per cui è stato sperimentato su tantissime pazienti osservate per ben 12 anni. La terapia ormonale prevede l’utilizzo di inibitori dell’aromatasi per un periodo che va dai 2 ai 3 anni.

La ricerca, invece, ha sperimentato l’assunzione dei farmaci per un periodo di tempo superiore, notando che in molte pazienti la riduzione della recidiva ha avuto successo. Ma soprattutto, la differenza è stata fatta dalla combinazione dei farmaci Tamoxifene e Letrozolo, in cui quest’ultimo era assunto per un periodo di tempo maggiore rispetto ai 3 anni consuetudinari.

Si tratta di risvolti davvero molto positivi per la ricerca e per le donne, anche se non bisogna abbassare la guardia sugli effetti collaterali. Sembra, infatti, che le pazienti hanno “sperimentato” sulla loro pelle dei gravi dolori muscolari. Proprio per questo la ricerca sostiene che un prolungamento aggressivo della terapia potrebbe essere controproducente, per cui il periodo ottimale risulterebbe 8 anni in totale.

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