Risparmio gestito al record storico: cosa dedurre?

risparmio gestito

Molto interessante analizzare i recenti dati sull’andamento del risparmio gestito in Italia.

Record storico

L’industria del risparmio gestito, nel primo trimestre dell’anno, ha segnato una raccolta netta in calo rispetto agli ultimi tre mesi del 2018.

Allo stesso tempo però  il patrimonio gestito dall’industria ha raggiunto il  nuovo record storico a 2.161 miliardi di euro.

Il dato è stato fornito dal consueto aggiornamento trimestrale di Assogestioni.

Nel primo trimestre 2019 la raccolta netta dei fondi comuni aperti ha ottenuto registra un saldo intorno allo zero (-0,4mld di euro).

A livello di scelte invece i sottoscrittori si sono orientati prevalentemente verso i prodotti Obbligazionari (+2,2mld), i Monetari (+1,4mld) e i Bilanciati (+567mln).

Stabile il numero dei fondi aperti PIR compliant: 72 come nel trimestre precedente, promossi da 33 gestori. La raccolta netta di questi prodotti è rimasta al palo.

Se andiamo a sommare i mandati di gestione patrimoniale, nel trimestre il sistema registra ulteriori  flussi complessivi in entrata per oltre 55 miliardi di euro.

Peraltro la gran parte derivante dall’apporto nel perimetro del risparmio gestito , di circa 53 mld di euro derivanti da un’operazione di carattere straordinario realizzata all’interno del gruppo Poste Italiane.

Poste italiana ha infatti conferito alla SGR del gruppo il mandato di tale importo per la gestione di parte  del patrimonio di BancoPosta.

BancoPosta in pole per la raccolta di risparmio gestito

Tra le Sgr ,al primo posto si piazza Poste Italiane con più di 61 miliardi, al secondo il Gruppo Generali a 3.117,9 miliardi, poi seguono Morgan Stanley con 1,1 miliardi, il Gruppo Mediolanum con 327,3 milioni e Allianz 326,9 milioni.

Vediamo invece la raccolta negativa di:Amundi con meno 4,417 miliardi, a seguire il Gruppo Intesa Sanpaolo a meno 3,552,2 miliardi, M&G Investments meno 642,9 e Invesco meno 604,3 milioni.

Conoscendo le classifiche di efficienza e anche quindi non basandoci soltanto sui rendimenti viene da chiedere su che basi ragionino buona parte degli italiani…

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