Risparmi in fumo e banche a rischio crollo. Borsa italiana ancora in ginocchio

Ftse mib

Ancora una seduta pesante per la Borsa italiana che oggi ha bruciato 16 miliardi di euro. Siamo stati facili profeti in un precedente articolo su queste colonne nell’avanzare l’ipotesi che questa sarebbe stata una seduta difficile. Una giornata che ha messo in ginocchio la Borsa italiana, ha mandato in fumo miliardi di risparmi, con le quotazioni delle banche a rischio crollo.

La Borsa di Milano ha chiuso la settimana con una seduta in deciso ribasso. Nell’ultima giornata di contrattazioni dell’ottava l’Ftse Mib ha perso il 2,6%. I rialzi di ieri dei titoli energetici oggi si sono trasformati in cali che hanno zavorrato Piazza Affari. Per i bancari è sempre crisi, per Unicredit è buio pesto. Adesso per le quotazioni delle banche c’è il rischio di un nuovo crollo.

Non sono andate meglio le Borse del Vecchio Continente, tutte piegate dall’apertura in rosso di Wall Street dove fin dall’inizio delle contrattazioni sono iniziate le vendite. Con questi chiari di luna nessuno ha voglia di rimanere con posizioni aperte sul mercato per un intero fine settimana.

Il problema però è che adesso la situazione si sta veramente deteriorando.

Peggioramento del sentiment sulle Borse

I risparmi in fumo e le banche a rischio crollo. Borsa italiana ancora in ginocchio mentre il sentiment sta peggiorando. Oggi l’indice Ftse Mib delle blue chip ha chiuso 16.384 punti, sotto, purtroppo, quella soglia psicologica dei 16.500 punti che ha tenuto il listino milanese a galla in questa settimana. Un segnale che non preannuncia nulla di buona per la prossima ottava. Gli operatori adesso guardano alla soglia dei 16mila punti. Se anche questa dovesse cedere, si tornerebbe verso i minimi di metà marzo, forse anche più sotto.
Molto dipenderà da cosa farà la Borsa USA, ma la sensazione è che gli indici possano veramente ritoccare i minimi dello scorso mese. Per gli analisti di Goldman Sachs l’S&P500 deve scendere fino a 2000 punti prima di ripartire. Noi pensiamo che questo minimo si tocchi a maggio. Per ragioni tecniche e perché è in questo mese che il coronavirus porterà le conseguenze peggiori negli USA in termini umani e economici.

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