Rischio Italia: analisi quali-quantitativa

Cosa s’intende per rischio Italia?

Quali i metri di misurazione e, in base a questi, corrisponde ad una situazione obiettiva il rischio talora paventato da agenzie di rating e da istituti internazionali?

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

Per rischio possiamo intendere, in senso giuridico, la probabilità del verificarsi di un evento dannoso, e per rischio Italia, essenzialmente il rischio connesso ad ipotesi di default del debito pubblico.

Ma quanto è concreto tale rischio?

Per rispondere a tale quesito possiamo usare due metodologie di analisi: qualitativa e quantitativa.

La qualitativa si basa su valutazioni di tipo discrezionale, quelle che, ad esempio, danno poi luogo ai rating della famose agenzie.

Dal punto di vista quantitativo, solitamente si usano determinati parametri, come lo Spread btp bund su scadenza decennale, o la curva dei rendimenti.

Procedendo con ordine, incominciamo ad esaminare la questione sotto il profilo qualitativo.

E’ indubbio che vi siano determinati e cronici motivi, che determinano  una certa avversione degli investitori verso l’Italia.

Abbiamo esaminato più volte problematiche, come lo scarso garantismo giuridico, la lentezza del sistema giustizia, la dialettica spesso conflittuale tra partners di governo.

Soprattutto sotto tale profilo, alcuni paventano il rischio di crisi di governo e di non riuscire a far quadrare i conti della finanziaria.

Rischio Italia: timori infondati

A giudizio di chi scrive, si tratta di timori infondati.

A parte la permanenza di taluni elementi negativi, appunto come lo scarso garantismo giuridico, occorre richiamare alla memoria che anche precedenti esecutivi, tra i più refrattari a determinate misure finanziarie, in caso di necessità sono ricorsi, sia pur sotto mentite spoglie, ad una sorta di patrimoniale appunto mascherata.

Il riferimento è al governo Berlusconi, ed in particolare al ministro Tremonti, che firmò una misura che prevedeva una sorta di imposta patrimoniale legata ai bolli sui depositi bancari di titoli, basata in misura percentuale sul loro controvalore.

Considerando che il risparmio italiano tende a superare financo il dato di paesi considerati virtuosi, come la Germania, è intuibile che proprio una imposta patrimoniale diretta, con tale denominazione, non verrà probabilmente approvata, per ovvi motivi di immagine politica.

Tuttavia, mal che andassero le cose, qualcosa del genere, analogo a quanto approvò Tremonti, potrebbe essere varato o incrementato.

Inoltre misure come la fatturazione elettronica o l’anagrafe dei conti correnti, sono in grado di far emergere parte significativa dell’evasione fiscale, che sinora pesava sui conti pubblici.

In effetti, pare che probabilmente i mercati siano consapevoli di tali elementi ed infatti anche da un punto di vista quantitativo gli elementi che emergono non denotano particolari timori sulla tenuta dei conti pubblici.

Per inciso, pertanto, una eventuale caduta dell’attuale esecutivo, non sarebbe poi vista come una tragedia, anche proprio perché parte dei provvedimenti che dovrebbero incidere sulla contabilità pubblica già sono in vigore.

Rischio Italia: analisi quantitativa

Ma veniamo all’analisi quantitativa.

In tale ottica consideriamo di seguito 3 diversi indicatori di rischio:

Spread tra btp  bund decennali, curva dei rendimenti sui titoli pubblici italiani, dinamiche delbtp future.

Partiamo dal seguente grafico dello Spread:

Il grafico, a barre daily, evidenzia che, pur in risalita, lo spread è ormai prossimo ad un target indicato dalla retta orizzontale nera.

Questo target dovrebbe essere raggiunto oggi o domani.

Lo Spread potrebbe quindi essere giunto ad un punto di potenziale top.

In ogni caso, la mia esperienza su tale indicatore,  è che si tratti di indicatore mosso più da dinamiche speculative, che da una effettiva indicazione del rischio reale.

Del resto, anche a fronte di un rendimento inferiore dei titoli di stato italiani, basta una maggiorazione di prezzo del bund, per evidenziare uno spread rialzista, pur in presenza di tassi italiani calanti.

Il che già denota la fallibilità di un siffatto indicatore come metro del livello di rischio.

Spesso, infatti, particolari innalzamenti di tali indicatori sono stati sostanzialmente occasione di acquisto di titoli di stato, invece che indicatori di crisi imminenti.

Rischio Italia e Curva dei rendimenti

Più attendibile, quale indicatore di rischio, la curva dei rendimenti dei Titoli di stato italiani, che analizziamo in base al seguente grafico.

Ad analizzare attentamente la curva, notiamo, in primis, che il tratto a partire dalle scadenze più brevi ha incrementato la propria pendenza rialzista, rispetto alle scadenze a medio.

Dinamica che evidenzia la percezione di un minor rischio.

Sarà conseguenza degli elementi dianzi indicati in sede di analisi qualitativa?

Può darsi.

Altro elemento interessante è una dinamica leggermente segmentata, cioè con cambi del tasso di pendenza tra le diverse scadenze.

Significa che non si intravedono particolari problematiche.

Rischio Italia e Btp Future

Infine, consideriamo il grafico di medio/lungo del btp future, su barre mensili, ed esaminato con magic box.

Notiamo un canale rialzista, ancora non violato al ribasso, ulteriore indicazione a favore di un contenuto rischio Italia.

Il prossimo target è in area 133,83, ed i prossimi setup si collocano a luglio, settembre e dicembre 2019.

L’impostazione di lungo termine ancora long.

Sintesi: diversi elementi di analisi, basati sia su metodi qualitativi, che quantitativi, indicano tuttora un basso livello del cosiddetto rischio Italia.

 

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