Rischio insolvenza per i titoli di Stato se arriva il downgrade

BCE

Questi giorni si legge spesso delle possibilità di default dell’Italia. Il default di uno Stato corrisponde al fallimento di una azienda. Arriva quando questa non riesce più a ripagare debiti, che per uno Stato in genere sono sotto forma di titoli di Stato. In Italia c’è il rischio insolvenza per i titoli di Stato? E’ possibile, se arriva il downgrade delle agenzie di rating. Ma altamente improbabile. Vediamo il perché e soprattutto cosa sia il downgrade

Il rating sulla capacità di rimborso del debito pubblico

Lo Stato è come una grande azienda (in questo caso pubblica). Una grande macchina che ha come obiettivo la gestione del bene pubblico. E che per funzionare ha bisogno di molti soldi, che servono per pagare stipendi, fornitori, prodotti, servizi, ecc. Per trovare il denaro lo Stato emette titoli di Stato. Questi altro non sono che una richiesta di prestito che lo Stato si impegna a una certa data a rimborsare insieme agli interessi (debito pubblico).

Come per qualsiasi altro richiedente un prestito, anche gli Stati che emettono titoli obbligazionari hanno un rating ovvero un valore che stabilisce la capacità dell’emittente di rimborsare il debito. Questo valore viene assegnato dalle cosiddette agenzie di rating e rivisto periodicamente. Un downgrade è un abbassamento del giudizio sulla capacità di rimborso del debito. In pratica un downgrade certifica che quello Stato ha più difficoltà a rimborsare il suo debito. In pratica c’è maggiore rischio di insolvenza per i titoli di Stato se arriva il downgrade.

Rischio insolvenza per i titoli di Stato se arriva il downgrade

Occorre sapere che la maggior parte dei titoli di Stato italiani sono in mano investitori istituzionali, ovvero banche, assicurazioni, fondi di investimento, fondi pensione, Banca d’Italia, BCE. Il 33% del debito italiano è in mano a investitori esteri. Solo il 3% dei titoli di Stato italiani fa parte del risparmio delle famiglie. La maggior parte degli investitori istituzionali acquista obbligazioni in funzione del rating che hanno. Sotto un certo livello di giudizio non posso più detenere quei titoli in portafoglio (da atto costitutivo del fondo). Se il rating dei titoli di Stato scende sotto un certo valore, gli investitori istituzionali non solo non possono più comprarli ma devono anche venderli.

Nelle prossime settimane le maggiori agenzie di rating dovranno esprimere un nuovo giudizio sui nostri titoli di Stato. Il 24 Aprile toccherà a Standard&Poor, l’8 maggio a Moody’s. Sono le due maggiori agenzie di rating. Se una delle due, o peggio, entrambe, dovessero abbassare il giudizio sui nostri titoli di Stato, il downgrade, sarebbe un grande problema. Nei giorni successivi si potrebbe assistere ad una vendita massiccia delle nostre obbligazioni governative. Ma, ciò che è peggio, nelle prossime aste si potrebbero manifestare difficoltà nella vendita dei nostri titoli pubblici per rifinanziare il debito.

In teoria, nello scenario peggiore c’è il rischio di insolvenza, ovvero di impossibilità di ripagare i titoli in scadenza. Nella pratica il rischio di default è remoto per due ragioni. Difficilmente le agenzie di rating applicheranno il downgrade. La Banca Centrale Europea si impegna a ricomprare tutti i nostri titoli di Stato emessi sul mercato che non vengono venduti.

Ma se noi fossimo fuori dell’Unione Monetaria Europea, il rischio insolvenza sarebbe concreto.

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