Rischio di trombosi e altri effetti sul cuore, sulla circolazione e sui polmoni che sembrerebbero aumentare nei 200 giorni dopo aver contratto questa infezione

Covid

I numeri dei contagi da Covid 19 sono ancora molto alti e non sappiamo cosa aspettarci per il prossimo autunno.

Proprio nell’ottica di tutela della popolazione moltissimi ricercatori continuano la loro opera nel tentativo di comprendere le caratteristiche della malattia.

La ricercatrice Anne-Marie Fors Connolly dell’Università di Umea ha pubblicato il 6 aprile 2022 sul British Medical Journal una nuova indagine sui rischi da Long Covid.

Rischio di trombosi e altri effetti sul cuore, sulla circolazione e sui polmoni che sembrerebbero aumentare nei 200 giorni dopo aver contratto questa infezione

È già noto che coloro che abbiano contratto il Covid 19 possano presentare problematiche circolatorie. La malattia indurrebbe una sindrome da alterazione della coagulazione influendo sulla capacità delle piastrine di aggregarsi. Ciò avrebbe comportato e comporta un’aumentata incidenza di trombosi o emorragie.

Non si era ancora messa a fuoco però l’incidenza di queste problematiche né la loro tempistica.

Lo studio svedese appena pubblicato ha dimostrato esserci un notevole aumento dei casi. Trombosi venosa profonda ed embolia polmonare sono molto più frequenti nelle persone colpite da Covid 19 rispetto a coloro che non lo abbiano contratto.

Gli effetti

Cercheremo di spiegare quali sono le conseguenze e gli effetti più pericolosi.

La trombosi venosa profonda è la patologia più frequente nel periodo successivo alla malattia da Covid 19. Si tratta della formazione di coaguli nei vasi sanguigni delle gambe. Può manifestarsi con gonfiori e dolori a gamba e caviglia, cambiamenti del colore della pelle nella zona interessata o crampi ai polpacci e riscaldamento dell’area. Il rischio di trombosi sembrerebbe aumentato.

L’embolia polmonare si presenta quando dei coaguli di sangue ostruiscono alcune arterie polmonari provocando dolore toracico, mancanza di respiro, tosse, tachicardia, sudorazione eccessiva e stordimento.

Una nuova ricerca svedese ha misurato un importante aumento delle patologie

È stato esaminato un campione di un milione di pazienti affetti da Covid 19 e quattro milioni di negativi.

I ricercatori hanno scoperto che coloro che presentavano sintomi acuti avevano un rischio di contrarre un’embolia polmonare aumentato di 33 volte rispetto agli altri.

Il pericolo di sviluppare una trombosi venosa è parso aumentato di 5 volte. Per coloro che invece presentavano sintomi Covid lievi il rischio si abbassava rispettivamente a sette e tre volte.

È emerso inoltre che la necessità di monitorare i pazienti debba estendersi a sei mesi per l’embolia polmonare e tre mesi per la trombosi.

Tutti coloro che sono stati infettati dal virus dovrebbero porre attenzione a sintomi simili a quelli sopra descritti che compaiono nell’arco di sei mesi dalla negativizzazione.

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