Rischi e mercati: i settori da evitare

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I maggiori rischi attualmente sui mercati riguardano il commercio internazionale.

La paura degli imprenditori statunitensi

Nei giorni scorsi i rappresentanti della comunità imprenditoriale americana hanno espresso diverse preoccupazioni. Alla base il fatto che, nonostante gli sforzi fatti, non si sono viste se non poche e marginali intese su argomenti di secondaria importanza. I problemi e i rischi più gravi, tra cui la regolamentazione imposta alle società americane che operano in Cina ma soprattutto sul trasferimento obbligato di conoscenza tecnologica, sono ancora da risolvere. Tanto che è dovuto intervenire addirittura il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

L’incontro di fine febbraio metterà fine a questi rischi?

L’inquilino della Casa Bianca, per rassicurare gli imprenditori, ha già fatto sapere che incontrerà il suo omologo, il presidente cinese Xi Jinping, a fine febbraio. Fine ultimo del meeting: mettere la parola fine alla querelle. Oppure, come in molti sostengono, spostare l’asticella del termine ultimo fissato per il 1 marzo di quest’anno. Ad ogni modo resta alta l’attenzione su quei settori che finora sono stati sotto pressione proprio per la guerra dei dazi tra le due superpotenze.

I settori da evitare finchè permangono i rischi

Anche perché più che alla Cina in senso stretto, l’attenzione degli analisti è su quella che, ormai, viene ufficialmente riconosciuta come Greater China. In altre parole l’ombrello sotto il quale ricade l’influenza politica ed amministrativa di Pechino.

Quindi in sintesi: Cina (Cina continentale inclusi Hong Kong e Macao) e i territori amministrati dalla Repubblica di Cina (Taiwan). Partendo da questa precisazioni, quindi, è più facile capire come settori come information technology, semiconduttori, industriali e beni voluttuari hanno una grande esposizione al mercato della Greater China. Non solo, ma oltre alla questione commerciale, chiunque pensi di investire in questi spazi deve ricordare che da tempo Pechino ha iniziato una serie di riforme per rendere più armonica e meno squilibrata la propria economia. A questo si aggiunga anche il fatto che a volte i dati riferiti dalle autorità centrali non sempre sono un esempio di trasparenza.

L’allarme di Apple

Il primo allarme sulla questione è arrivata da Apple che all’inizio dell’anno ha dovuto rivedere le sue proiezioni di vendita sul territorio cinese. Ma in realtà non si tratta solo d’una questione di vendite. Per alcuni marchi come ad esempio Caterpillar il calo delle entrate indica qualcosa di più ampio. Visto il settore di riferimento, una diminuzione delle entrate indica un rallentamento anche dell’immobiliare e delle costruzioni. A tutto discapito di un significativo effetto leva sulla macroeconomia.

L’effetto domino si potrebbe quindi avere anche su altri titoli con rischi di ulteriore rallentamento.

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