Risarcimento danno come malattia professionale per i contagiati dal coronavirus in occasione della propria attivita’ lavorativa

risarcimento danno

A Bergamo l’Inail ha iniziato ad istruire pratiche per il risarcimento danno di quanti hanno contratto il coronavirus in occasione della propria attivita’ lavorativa. Sono circa 800 le persone contagiate con questa dinamica, di cui 600 sono medici (e 29 di essi deceduti). Pertanto, per taluni si procedera’ per ottenere il risarcimento per malattia, per altri per morte da lavoro. In quest’ultimo caso, la legittimazione all’azione e il relativo risarcimento spettera’ ai familiari. In via di chiarimento ma senza che ce ne fosse bisogno, il Decreto Cura Italia, ha riconosciuto il coronavirus come malattia professionale. Pertanto, le categorie interessate sono costituite da tutti coloro che hanno continuato a lavorare durante l’epidemia.

Quindi, infermieri, operatori sanitari, chi lavora nei trasporti, nel settore delle pulizie, cassieri, personale degli uffici in contatto con il pubblico ecc. Naturalmente, il risarcimento danno spettera’ qualora si provi che il virus e’ stato contratto sul posto di lavoro, nello svolgimento dell’attivita’ lavorativa o comunque durante lo spostamento casa-lavoro.

Come si ottiene il risarcimento danno

Naturalmente, presupposto indefettibile del risarcimento e’ la sussistenza del nesso di causalita’, ossia la prova che, effettivamente, il virus e’ stato contratto nell’espletamento dell’attivita’ lavorativa. Poi, l’Inail dispone degli accertamenti per rappurare che il risarcimento sia dovuto. Quindi, viene avviata una vera e propria istruttoria amministrativa caratterizzata da indagini, ispezioni nelle aziende ed accertamenti medico legali.

La Direttrice generale dell’Inail ha spiegato che la maggior parte delle richieste presentate sino ad oggi, ha riguardato chi ha contratto il virus sul posto di lavoro. Pochi sono quelli che hanno fatto richiesta per malattia contratta in itinere, cioe’ nel percorso per arrivarvi e quello contrario. Si tratterebbe ad esempio di coloro che si recavano a lavoro con il treno, attraversando zone ad alto rischio. Anche in questo caso, spetterebbe il risarcimento, per malattia professionale. Forse, pero’, e’ ancora presto per pensare agli aspetti pratici della vicenda perche’ e’ ancora troppo vicina la paura per il protrarsi del contagio.

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