Ripresa europea, tutti la vogliono, nessuno vuol pagare

mercato, soldi, euro

Ripresa europea, tutti la vogliono, nessuno vuol pagare.

Per rilanciare le economie nazionali e portarle fuori dalla recessione, Bruxelles propone di assumere prestiti su larga scala sui mercati per finanziare il suo piano di ripresa di 750 miliardi di euro. Ma gli Stati non sembrano molto propensi in questo momento a mettersi le mani in tasca, la riluttanza è palpabile negli uffici della Commissione. Che nonostante le promesse dei mesi scorsi dovrà fare una sola cosa: trovare nuove risorse. Ma dove? Per esempio, modificando i massimali di risorse proprie. Ce la farà? Il vertice di venerdì prossimo, 27 giugno, si preannuncia roventissimo. Perché in giro ci sono altre proposte, molto peggiori, soprattutto per il nostro Paese e per chi ha un’impresa.

Come si finanzia l’Ue

Allo stato attuale, la principale fonte di reddito per l’Unione sono i contributi nazionali degli Stati membri. L’importo complessivo può variare a seconda dell’anno: nel 2018 rappresentavano il 77% delle entrate, vale a dire il 65,9% dei pagamenti effettuati in base all’RNL (reddito nazionale lordo) degli Stati membri. L’11,1% arriva dalle entrate IVA, poi ci sono i dazi doganali e altre fonti varie. Le risorse proprie sono limitate da un testo che stabilisce le condizioni per il finanziamento del bilancio dell’UE.

Ripresa europea, tutti la vogliono, nessuno vuol pagare

Perché ora la Commissione metterebbe mano al massimale delle risorse proprie? Esso determina l’importo massimo che può essere richiesto agli Stati membri per finanziare la spesa dell’UE. E’ un dato cruciale per valutare la capacità di indebitamento della Commissione. La differenza tra il massimale delle risorse proprie e il massimale dei pagamenti (importo massimo delle spese impegnate a titolo del bilancio) è il “margine di manovra” che la Commissione utilizza come “garanzia” per i prestiti. L’aumento del margine di manovra dimostrerebbe agli investitori che il bilancio dell’UE può adempiere al proprio obbligo di ripagare il debito in ogni circostanza.

Potenziare lo spread (e legarsi le mani)

Attualmente il massimale di manovra è fissato all’1,4% del reddito nazionale lordo nell’UE. Ma si pensa di innalzarlo temporaneamente al 2%.  Se si faranno questi cambiamenti, non sarebbe necessario aumentare i contributi nazionali. I vertici della Commissione sperano che questo argomento potrà convincere i paesi più riluttanti ad aprire i cordoni della borsa. Ovviamente in cambio sarà richiesto di votare un aumento dei poteri di bilancio dell’Unione.

Chi paga il conto? Gli inquinatori, i colossi industriali e quelli digital

Il Parlamento europeo invece sostiene l’idea di aumentare la quota delle entrate, indipendentemente dai contributi nazionali.  Si potrebbero aumentare i ricavi raccolti sul mercato europeo del carbonio (il sistema di scambio di quote, noto come SEQE o ETS secondo il suo acronimo inglese). Chi pagherebbe? Gli ‘inquinatori’, i settori marittimo e aereo: 10 miliardi all’anno. Un “meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere” permetterebbe di riscuotere un dazion sulle merci importate il cui processo di produzione è molto inquinante: arriverebbero in cassa 5 e 14 miliardi all’anno. Ma non basta. Si pensa di istituire una tassa sulle attività delle grandi aziende: i colossi anche asiatici che producono nel Vecchio Continente, non mancano. Incasso previsto, 10 miliardi all’anno. Una bella fetta di risorse arriverebbe con una tassa digitale sulle società il cui fatturato complessivo annuo è superiore a 750 milioni di euro: si incasserebbero fino a 1,3 miliardi all’anno.

Guarda chi si rivede: la tassa sulle transazioni finanziarie

E arriviamo al piatto forte della ripresa europea: l’idea di introdurre un’imposta sulle transazioni finanziarie, tema che ci tocca da vicino. Potrebbe portare nelle casse dell’Unione tra 57 e 60 miliardi di euro all’anno. Queste nuove proposte si aggiungono a quelle vecchie, come ritocco dell’Iva (ancora?) e di un’imposta sulle materie plastiche non riciclate già proposta dalla Commissione nel suo precedente progetto di bilancio 2021-2027. Poiché i prestiti si dovrannon rimborsare solo dal 2027, c’è tempo per negoziare. E speriamo che tengano conto del fatto che cittadini, imprese e anche interi Stati, hanno una testa per pensare. Anche per decidere se restare o andarsene.

Consigliati per te