Ripresa dell’inflazione in area euro. Ora Draghi come gestirà la situazione?

ProiezionidiBorsa

Ci mancava soltanto una conferma della ripresa delle pressioni inflazionistiche per mettere ancora più in difficoltà Mario Draghi.

Ecco i dati:

IPP mensile +0.4% vs +0.3%

Ma soprattutto :

Indice dei prezzi alla produzione annuale +4% contro attese a +3.9%.

Basta avere presente che, per ammissione dello stesso presidente, la mission della BCE è la lotta all’inflazione per capire come le prossime riunioni della BCE si presenteranno tutt’altro che scontate  per Mario Draghie le colombe che lo sostengono in una politica monetaria espansiva . QE che anche una volta interrotto dovrebbe essere sostituito da un accomodante impegno che tradotto sta nel “la BCE in caso di bisogno farà tutto quanto possibile” ovvero riaprirà i cordoni della borsa e relativa nuova ondata di QE.
Come sarà possibile conciliare questa impostazione con un inflazione alla produzione al 4% è difficile da immaginare.

Nella migliore delle ipotesi questo dato sarà utilizzato per fare da contraltare alle richieste italiane.
Della serie volete deroghe? Ok la deroga sarà che pur in presenza di pressioni inflazionistiche non alzeremo i tassi ed è già tanto questo… per il resto arrangiatevi e state nei parametri …con buona pace del governo e dei suoi programmi… a meno che il fronte non si sposti sulla permanenza dell’Italia nell’euro. Nel qual caso le recrudescenze sui mercati saranno ancora più aspre ma di fatto proporzionali al potere che un ‘ Italia bene governata (si spera)andrà a recuperare.

Sul tema euro sì, euro no oggi Corriere.it pubblica un interessante articolo a favore a firma di Lucrezia Reichlin.
Tutto quanto scritto nell’articolo mi trova sostanzialmente d’accordo salvo due punti decisivi che poi mi fanno propendere per un parere opposto:

1 Si sostiene che la svalutazione della lira portasse all’epoca effetti di breve periodo. E’ sufficiente verificare i dati macro post svalutazione del ’92 per accorgersi che invece grazie a quella mossa l’Italia visse anni prolungati di vero boom economico. Certo, inizialmente i portatori di BTP soffrirono ma ci fu anche chi fece grandi affari coi BTP trentennali a quota 67!!! E nel tempo anche gli acquisti più cari, ante svalutazione, avrebbero pagato bene sul corso dei titoli …senza contare le ricche cedole di allora….

2 Leggo che la moneta debole a causa della globalizzazione ha effetti e vantaggi sulle esportazioni molto meno significativi rispetto a quell’epoca e che quindi la svalutazione di una nostra nuova/vecchia moneta  non ci darebbe vantaggi nella stessa misura del passato (anche se non si nega che vantaggi ci sarebbero…): peccato che per rendere credibile questo assunto venga completamente omesso il settore del turismo che già ora pesa il 13% del PIL e occupa ben 2.500.000 persone. I vantaggi di una moneta debole sul turismo, nel paese che vanta più ricchezze al mondo sia artistiche che paesaggistiche, non è molto facile da quantificare.

Certamente una enormità, soprattutto pensando che la vera era del turismo aereo è partita dopo l’avvento dell’euro  con la sua forza e con tutti i suoi svantaggi  per noi in termini di competitività dei prezzi  rispetto a molte mete cui non abbiamo nulla da invidiare , anzi, se non i listini prezzi.

Poi è giusto precisare che l’industria pesa il 18% del nostro PIL ma anche che molto del turismo finisce alla voce agricoltura grazie all’esplosione degli agriturismi. Insomma sostenere che la sovranità monetaria è una ipotesi da scartare a priori non è supportata da un quadro prospettico di soli elementi negativi.
Nel caso ci si arrivi è  indubbio vi sarà il caos iniziale sui mercati ma, come dicono i giapponesi,crisi e opportunità si sovrappongono.
Meglio comunque,  se così dovrà essere a causa di mancate intese, un taglio netto con la UE piuttosto che anni di diatribe e piagnistei senza il raggiungimento di vere soluzioni.

Gianluca Braguzzi
CFI Asset Management and Organization WIAM

Consigliati per te