Rileggiamo Draghi: parole pericolose

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Quando un Presidente della BCE parla, ogni singola parola  anche quella inizialmente non correttamente pesata magari per un problema di traduzione, viene poi scannerizzata e ridefinita come importanza.

Ebbene pare che oggi gli analisti si stiano concentrando su questo passaggio : “Il nostro mandato non è garantire il deficit dei governi…Il nostro mandato è la stabilità dei prezzi e il QE è uno degli strumenti con cui viene perseguita ” . In apparenza nulla di nuovo visto che più volte abbiamo messo in evidenza come la BCE abbia una mission molto più limitata rispetto alla FED avendo come orizzonte di intervento esclusivamente il controllo dell’inflazione. La banca centrale americana invece si prende in carico l’intero assetto delle dinamiche dell’economia a stelle e strisce e come stiamo constatando da mesi con ottimi risultati. Tanto da farci pensare che anche la BCE dovrebbe prendere esempio se non fosse che la sua interventistica sarebbe la sommatoria confusa di paesi con esigenze che definire diverse è poco , sempre più spesso necessità di paesi come Germania ed Italia per esempio sono opposte.

Comunque raccontarci che il QE europeo ha avuto il solo scopo di tenere sotto controllo l’inflazione è passaggio verbale ardito quanto non completamente credibile. Infatti alla massa monetaria in crollo per la crisi del credito avrebbe corrisposto non dico un crollo dei prezzi ma certamente la combinazione prezzi fermi o in contrazione e calo della produttività avrebbe compensato l’aumento di massa monetaria di fatto tenendo a freno l’inflazione. Certo, sarebbe cambiato il contesto con un Europa molto più povera e un’ Italia, con lo spread alle stelle, portata al collasso , in mano alla troika e via di seguito…in stile greco.

Possiamo pensare che Draghi che già aveva bacchettato il governo con un “le parole hanno fatto danni ora aspettiamo i fatti…” abbia voluto lanciare tramite questa ri-precisazione dei compiti della BCE ai naviganti , leggasi governo italiano, un messaggio indiretto finalizzato a contenerne idee e programmi che ai potentati come sappiamo non piacciono. Così come peraltro lui non piaceva a Cossiga che nella sua schiettezza sarda lo definì: “…affarista…”.

La cosa che fa pensare è che qualunque personaggio salga a cariche europee per prima cosa tutela il proprio paese perché i nostri non lo fanno?

Ovvero crediamo che Draghi lo abbia fatto col QE nei fatti ma poi a parole si auto-smentisca riconducendo tutte le sue mosse alla teoria della lotta all’inflazione?

Deve tenere buoni i cerberi tedeschi e le loro lobby ma allora perché non limitarsi a constatazioni di tipo economico ed attaccare un governo? A ripensarci manco ai tempi della crisi greca si sono sentite parole del genere.

E’ il preludio a un passaggio che mira alla spoliazione definitiva della sovranità all’Italia? In fin dei conti Berlusconi venne fatto fuori  a tavolino, senza che lui peraltro grazie a partite di giro, si ribellasse granché, senza passare dalle elezioni.

A dare troppo peso al rimprovero, neanche troppo velato all’Italia, ignorare il richiamo ai compiti della BCE significa accantonare l’ipotesi che in caso di ripresa inflazionistica, possibile se trainata dal surplus tedesco, la BCE potrebbe velocemente e rapidamente cambiare politica sui tassi.

Come dire che la garanzia di un’ Italia ancora padrona dei propri destini è sì affidata agli equilibrismi del governo ma ancora di più al livello del ciclo economico tedesco che, per fortuna, al momento pare perdere colpi.

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