Resta la volatilità sui mercati anche a causa di venti di guerra che devono essere ancora gestiti

mercati azionari

Nel giorno della FED, i mercati azionari aprono in rialzo. Ma gli indici internazionali stanno tentando di comprendere l’andamento anche di altre variabili. Non solo la tensione tra Russia e Ucraina, tensione che coinvolge anche il resto del Mondo, ma anche quelle interne. Un esempio arriva dalla politica italiana con i suoi rappresentanti chiamati a scegliere il Presidente della Repubblica.

Allo stato attuale dei fatti non sembra che nessuna delle parti abbia trovato un nome sul quale puntare. Per la precisione, infatti, la rosa di candidati offerta dal centrodestra è stata rifiutata dagli avversari. Il che ha portato le trattative nuovamente in alto mare. Almeno apparentemente.

Andando oltre la realtà italiana, è innegabile che la protagonista del giorno sarà la Federal Reserve.

Resta la volatilità sui mercati anche a causa di venti di guerra che devono essere ancora gestiti

Oggi, infatti, è prevista la conferenza stampa del numero uno della Banca centrale statunitense. Un appuntamento molto atteso e durante il quale, con ogni probabilità, potrebbero essere annunciati i primi rialzi sul fronte dei tassi di interesse. Gli analisti già da tempo hanno individuato in marzo il primo passo di quello che potrebbe essere un cammino a tappe forzate. Infatti molti parlano di 4 ritocchi durante il 2022, se non addirittura 5.

Le Borse statunitensi presentano futures al rialzo mentre quelle europee confermano un’apertura, in mattinata, con un generale segno più. Ma resta la volatilità sui mercati anche a causa di venti di guerra che devono essere ancora gestiti. Infatti se Mosca e Washington, come anche Londra, hanno chiara la strategia da portare avanti, gli alleati europei sembrano presentarsi in ordine sparso. Infatti Berlino deve affrontare più di una contraddizione, non solo riguardo all’evolversi degli eventi, ma anche all’interno del proprio Governo. Il rischio, in caso di un possibile conflitto, è quello di un blocco, da parte della Russia, delle forniture di gas all’Europa. In realtà le quotazioni della materia prima hanno già messo in evidenza questi timori.

Ad ogni modo, da parte sua, Washington ha preso contatti con gli alleati del Medio Oriente per garantirsi forniture adeguate. L’Europa, invece, si sta facendo trovare impreparata, soprattutto la Germania. Berlino ha recentemente dato l’ok alla chiusura delle ultime tre centrali nucleari mentre quelle a carbone resteranno in funzione per diversi anni ma, con ogni probabilità, non saranno sufficienti a garantire la stabilità energetica. Il che ha reso la Germania uno dei principali clienti del gas russo e l’Europa un punto debole nella questione ucraina.

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