Reddito di cittadinanza senza posti di lavoro: quanto pesa sulle nostre tasche e sul nostro futuro questa forma di assistenza?

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Reddito di cittadinanza senza posti di lavoro: quanto pesa sulle nostre tasche e sul nostro futuro questa forma di assistenza? Ormai è ufficiale, in quanto messo nero su bianco dalla Corte dei Conti. Il Reddito di Cittadinanza è come la Corazzata Potemkin di fantozziana memoria, ovvero un flop colossale (per andarci molto leggeri). I magistrati contabili hanno presentato il Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica. In esso viene stroncata senza pietà la misura inutile e dannosa voluta dal Movimento 5 Stelle. Perché inutile e perché dannosa? Perché, dal momento del suo lancio, hanno trovato lavoro a solo il 2% delle persone a cui è rivolta. E non grazie ad essa.

Che il RdC sia una misura assistenzialista lo dice anche chi l’ha proposto. Che fosse subordinato ad una misura incomprensibile come i navigator, cioè le persone che dovevano aiutare i percettori a trovare lavoro, è anche dannoso. Sia perché il lavoro non c’è, sia perché i navigator vanno pagati, e per niente, visto che non fanno trovare lavoro. E sono 3.000, anche loro pagati a spese della collettività. quindi il loro costo si somma ai miliardi annui erogati alle persone per non lavorare. Perché questa è la triste verità, certificata dalla suprema corte contabile. In pratica, il RdC ha solo fatto aumentare il debito pubblico, senza produrre alcun risultato tangibile. Una manovra scellerata, populista e propagandista, a mero uso elettorale. Il cui peso, purtroppo, paghiamo tutti come maggior debito pubblico. Reddito di cittadinanza senza posti di lavoro: quanto pesa sulle nostre tasche e sul nostro futuro questa forma di assistenza?

Reddito di cittadinanza senza posti di lavoro: quanto pesa sulle nostre tasche e sul nostro futuro questa forma di assistenza?

Circa 2,4 milioni di persone percepiscono il RdC. Meno di 40.000 hanno trovato lavoro. A far riflettere ulteriormente è un’altra cosa. E’ il fatto che la tanto sbandierata riforma dei centri per l’impiego non abbia sortito, all’atto pratico, alcun effetto sulle strategie degli italiani alla ricerca di un’occupazione. In pratica i navigator non sono serviti a nulla, e mai serviranno a questo scopo. Perché il lavoro, quelle 40.000 persone l’hanno trovato per conto loro. Con il passaparola, le conoscenze, i contatti personali, le candidature spontanee. Fino ad oggi sono stati messi in campo 5,7 miliardi di euro. 5,7 miliardi di euro di debito pubblico in più senza creare neanche un posto di lavoro. Niente male per una misura creata solo per comprarsi voti. Questo è il costo per la collettività. Questo è il peso sulle nostre tasche e sul nostro futuro di questa forma di assistenza.

Cosa fare? Come porre rimedio a questo scempio? Ovviamente farlo cessare immediatamente, senza se e senza ma. Poi, come suggerisce anche la Corte dei Conti, abbassare le tasse. Lo abbiamo scritto anche noi in questo articolo. Ci vuole una radicale riforma fiscale, cioè delle imposte sui redditi da lavoro e da pensioni. In buona sostanza, occorre riordinare le aliquote IRPEF e tagliare le tasse. E devono essere tagliate a tutti. Dipendenti, pensionati e, soprattutto, imprese. Perché solo queste ultime possono davvero permettere di rilanciare il Paese. La sferzata alle misure anticrisi del Governo, a pioggia e come mancia temporanea, è ben evidente.

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