Recessione: in arrivo o no? Scappare dai mercati?

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L’ultimo monito in ordine di tempo riguardante l’economia internazionale è quello lanciato proprio poche ore fa dal governatore della Bce Mario Draghi. E che si va ad aggiungere a tutti gli altri, più pessimisti, che parlano addirittura di recessione.

Recessione in arrivo?

Si moltiplicano gli allarmi su un rallentamento dell’economia. Che si tratti della Cina o dei dati PMI europei, passando per il debito pubblico italiano, i timori ci sono. Anche a Davos, durante il World Economic Forum che si sta tenendo nella cittadina svizzera non sono mancate le tante considerazioni al riguardo. Considerazioni che guardano con preoccupazione anche tra i confini statunitensi, finora immuni da ogni preoccupazione grazie a un bull market da primato storico. Il problema non è di poca importanza nemmeno per l’Italia visto e considerato che in casi come questi sono proprio gli anelli più deboli i primi ad essere investiti dall’onda d’urto. E in questo caso l’anello debole è proprio la nazione tricolore.

Armi spuntate

Non solo ma se si parla di recessione è facile anche pensare agli strumenti per affrontarla. Strumenti che, allo stato attuale dei fatti, non ci sono. Le banche centrali mondiali, dopo anni di accomodamenti monetari, stanno iniziando solo ora a pensare di (e come) intraprendere la strada della normalizzazione. Un esempio sia quanto fatto dalla Federal Reserve. La banca centrale statunitense, dopo quasi 10 anni di stimoli monetari ha deciso di passare all’azione. Complici anche alcuni dati macro che hanno battuto più volte le previsioni e di un mondo della lavoro che ha di fatto cancellato la disoccupazione, ha guardato ai tassi di interesse.

La paura dei tassi di interesse

Come? Rialzandoli. In maniera molto graduale ma pur sempre rialzandoli. I mercati, drogati da anni di facilitazioni, non hanno saputo reggere a lungo. E così anche gli analisti che hanno iniziato a cantare il De Profundis per il mercato toro più lungo della storia. Un bull market iniziato, guarda caso, proprio con l’arrivo degli stimoli finanziari. Nel frattempo la Cina ha deciso per volontà governativa di regolare la sua pazza corsa verso una crescita smisurata e disordinata.

… e alla fine anche Pechino

Ampie riforme per riequilibrare l’intero sistema sono state messe in campo. Ma come sempre accade quando si tratta di un gigante dalla struttura burocratica elefantiaca, quanto deciso ha bisogno di tempo (tanto) per dare i suoi frutti. Intanto, quindi,l’unica cosa che si riesce a vedere è un prodotto interno lordo che nel 2018 è arrivato al 6,6%. Un dato che non si vedeva dal 1990 e che, per giunta, è stato accompagnato anche da una revisione delle prospettive per l’immediato futuro. Per i 2019 il range di riferimento della crescita di Pechino oscillerà tra il 6 e il 6,5% Nel migliore dei casi.

 

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