Rating sull’Italia: andremo a gambe all’aria?

Agenzie di rating

Standard & Poor’s oggi comunicherà il suo rating sul debito italiano. Quali attese, tra incertezze politiche e debolezza economica?

Le fragilità del sistema Italia

La nazione tricolore è da sempre afflitta da alcuni mali difficilmente curabili. Il primo su tutti è il debito pubblico record. Le ultime cifre parlano di un deficit/Pil al 132,3%, secondo peggiore in Europa dopo la Grecia. La disoccupazione, a febbraio del 2019, oscillava intorno al 10,7%.

Il tutto mentre già si torna a parlare di caduta del governo e crisi interna alla maggioranza.

Ad ottobre 2018 S&P confermava il suo giudizio (BBB) sulla solvibilità del debito italiano abbassando però l’outlook, cioè le prospettive nel breve, da stabile a negative.

E le altre agenzie di rating?

Facendo una breve panoramica, al di là di S&P con il suo BBB, c’è Moody’s con il suo rating Baa2 e Fitch con il BBB ma anche qui con outlook negativo confermato non più tardi di febbraio.

Partendo da questa base si potrebbe sospettare un nuovo taglio da parte di S&P.

Ma noi sappiamo che è stata proprio la stessa agenzia a sottolineare come i fattori esterni siano spesso determinanti per una nazione come l’Italia. In questo caso il fattore esterno potrebbe essere determinato dalle elezioni europee che si terranno il 23 maggio.

Le attese degli analisti

Per questo motivo la comunità degli analisti potrebbe prevedere un atteggiamento attendista da parte di S&P. Anche perché la produzione industriale ha iniziato a rimettersi in moto, almeno sempre secondo gli ultimi dati macro.

Numeri alla mano, infatti, a febbraio sarebbe aumentata dello 0,8%. Un’inezia, ma pur sempre un dato positivo che va in controtendenza rispetto alla view negativa di S&P.

Perché il rating è importante?

Chiunque critichi il sistema di rating potrebbe obiettare che Lehman Brothers poco prima di fallire aveva un rating a tripla A (il migliore).

Ma il problema dell’Italia, però, è anche un altro. Non si tratta, infatti, solo di credibilità o sostenibilità del debito, ma anche di sfruttare le ultime porte lasciate aperte dalla Bce.

Infatti per statuto la banca centrale non può comprare o gestire titoli spazzatura. Gli stessi che si troverebbero ad essere quelli italiani in caso di taglio da parte dell’agenzia.

Non solo, ma è sempre bene ricordare che le banche italiane hanno i depositi pieni di Bot e Btp.

Un downgrade del debito porterebbe gli istituti di credito ad avere, in vece, in portafoglio, solo della potenziale carta straccia.

E ancora: il fattore politico

Come detto l’Italia ha da sempre una politica molto ballerina, con governi che si succedono in continuazione.

C’è da dire che, con l’arrivo al Governo della coalizione gialloverde, la speranza di una serenità su questo lato non si era mai presentata agli investitori stranieri.

Ulteriori burrasche, tensioni nella maggioranza o, peggio ancora, il ritorno alle urne, per di più senza una chiara legge elettorale, non farà certo bene all’Italia.

Restano poi i numeri: quelli del Def per quadrare i conti con l’Europa e quelli del deficit da portare sotto il 2%.

Qualcuno inizia a scommettere che andremo a gambe all’aria e il grafico dello spread Btp Bund se non tornerà presto sotto i 233 su base mensile potrebbe andare sopra i 400!

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