Questa sana abitudine potrebbe ridurre l’impatto di questo tumore diffusissimo e pochi lo sanno

tumore alla prostata

In generale è ormai diffusa la cultura che uno stile di vita sano, con una sana alimentazione può aiutare a vivere meglio. Questo viene in supporto al benessere fisico e psichico dell’individuo. In questa sede facciamo un focus sul tumore alla prostata basandosi sui dati e le affermazioni di fonti autorevoli quali l’AIRC, la Fondazione Veronesi e l’ISS.

Un tumore molto diffuso

Intanto precisiamo che il tumore alla prostata ha origine nell’uomo dove ci sono cellule presenti all’interno di una ghiandola, la prostata appunto, che iniziano a crescere. Normalmente questa ghiandola ha le dimensioni di una noce ma poi può ingrossarsi e dare problemi. Intanto questo tipo di tumore riguarda il 20% della popolazione maschile che ha un cancro e ce lo ricorda la Fondazione AIRC. Inoltre la stessa fonte ci rivela che in dati più recenti circa un uomo su 8 ha la probabilità di ammalarsi di tumore nel corso della vita. Di solito se diagnosticato in tempo, si riesce a curare. Ci sono poi delle accortezze che possono aiutare un poco a migliorare la situazione, soprattutto in termini di prevenzione.

Questa sana abitudine può ridurre l’impatto di questo tumore diffusissimo e pochi lo sanno

L’Istituto Superiore di Sanità durante un HealthDay (giornata della salute) dichiara che l’allenamento fisico aiuta nei casi di cancro alla prostata. L’ente riporta i risultati di uno studio dell’Università di California dal quale emerge che l’esercizio fisico può prevenire o ritardare la progressione della malattia. La ricerca è del 2012 e dalle nostre verifiche non risulta sia stata smentita negli anni. Anzi più di recente (nel 2019) la Fondazione Veronesi ha espresso sostanzialmente lo stesso concetto. Ritiene infatti che nel tumore alla prostata l’esercizio fisico regolare in chi è in terapia ormonale migliora la qualità di vita, la sensazione di fatica e la performance fisica.

L’impatto sulle cure

La Fondazione per affermare la pertinenza dello sport tiene conto di uno studio della University of Northumbria di Newcastle (Inghilterra) che coinvolge 50 pazienti prossimi ad una terapia ormonale. Metà di loro vengono invitati ad una pratica sportiva controllata. Dopo tre mesi, il risultato mette in luce per quanti hanno praticato sport, notevoli progressi nei parametri cardiovascolari. Ancora in quelli muscolari e una significativa riduzione della stanchezza che si è tradotta poi in una migliore qualità di vita. Quindi abbiamo dati sufficienti per poter sostenere che questa sana abitudine potrebbe ridurre l’impatto di questo tumore diffusissimo e pochi lo sanno. Ovviamente sarà il medico di riferimento a suggerirci quali e quanto sport svolgere a settimana.

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