Quello che non sapete sulle bottiglie d’acqua di plastica

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Quello che non sapete sulle bottiglie d’acqua di plastica.

Gli italiani sono entrati nel Guinnes dei primati. In Europa siamo i più grandi consumatori di acqua in bottiglia. Si compra perché si pensa che sia più buona di quella del rubinetto. E anche perché la si ritiene più sicura.

Quello che non sapete sulle bottiglie d’acqua di plastica

Tuttavia, c’è qualcosa che non sapete sulle bottiglie d’acqua di plastica. Il pericolo che si annida nelle bottiglie d’acqua di cui vogliamo parlare, purtroppo non è il solo.

A partire dal 2021 sarà vietato, in tutta l’Unione europea, l’uso di alcuni materiali plastici. E poco per volta anche delle bottiglie di plastica. In effetti ormai i mari sono pieni di rifiuti, di cui l’80% sono costituiti dalla plastica. L’Italia poi, in quanto primo consumatore in Europa di acqua in bottiglia e terzo nel mondo, è l’interessato maggiore a trovare una soluzione ecologica.

L’assurdo è che l’acqua del rubinetto è un’acqua buona da bere, come è stato dimostrato da Legambiente, e non ha nulla da invidiare alle acque in bottiglia. Anzi, messe a confronto, la gente non le distingue.

Nel mondo ogni secondo si vendono 20.000 bottiglie di plastica.

L’etichetta

Quando si acquista una bottiglia di acqua, a volte ci si lascia guidare dal gusto. C’è chi l’ama naturale, chi effervescente naturale e chi gassata. Oppure si tiene conto di ciò che dice la pubblicità: depura il fegato, va bene per i bambini, aiuta a digerire e così di seguito.

Pochi sono quelli che consultano l’etichetta. Sull’etichetta vengono riportate tutte le quantità dei vari elementi che compongono l’acqua in bottiglia. Ci sono acque cosiddette leggere, dove i vari elementi chimici sono presenti in quantità minime. Altre acque invece sono più mineralizzate. Quelle più a tasso di bicarbonato, quelle magnesiche, acide, basiche e così via.

Quelle buone per chi vuole prevenire i calcoli, sono le acque a basso “residuo fisso”. E’ questa caratteristica che determina l’accumularsi nei reni di quei residui che col tempo porteranno alla formazione dei calcoli.

Un elemento di cui dovremmo tenere conto

E qui arriviamo alla nostra questione. Come abbiamo detto nel recente articolo sul riso, in alcune acque è presente l’arsenico inorganico.  Il valore di arsenico presente nell’acqua minerale, stranamente non è riportato nella tabella in etichetta.

Questo elemento è presente in tutte le acque, comprese quelle in bottiglia. L’arsenico è considerato elemento di classe 1 per l’insorgenza del cancro, molto pericoloso per la salute. Ogni giorno in Italia muoiono all’incirca 500 persone di cancro. Il limite ammesso di arsenico nell’acqua è di 10 microgrammi per litro.

Tutte le acque europee sono state analizzate dal EuroGeoSurveys Geochemistry Expert Group e sono stati pubblicati anche i valori di arsenico. Le acque italiane non raggiungono questo valore di 10 microgrammi per litro, ma alcune gli si avvicinano.

Non è difficile d’altronde superare questo fatidico limite dei 10 microgrammi. Basta bere un litro e mezzo o due di acqua al giorno, soprattutto di quelle con più presenza di arsenico. Oppure cucinare a pranzo un bel piatto di riso. E il gioco è fatto.

Forse è l’ora che il Ministero della Salute renda obbligatorio il riportare questi valori sulle etichette delle bottiglie.

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