Quanto si versa di ritenuta d’acconto per un lavoro occasionale e quando scatta l’obbligo d’iscrizione alla Gestione Separata INPS 2022

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Capita a molti contribuenti nell’arco dell’anno di svolgere occasionalmente alcune attività o prestazioni lavorative che hanno carattere di occasionalità. Il lavoratore che presta servizio presso un committente in maniera occasionale può emettere una ricevuta senza necessità di aprire una Partita IVA in taluni casi.

Ciò tuttavia impone il rispetto di alcune norme fiscali che è utile conoscere per evitare eventuali sanzioni amministrative. Per tale ragione di seguito vediamo quanto si versa di ritenuta d’acconto per lavoro occasionale, quali sono le regole che determinano tale regime fiscale e quando invece è necessario effettuare l’iscrizione alla Gestione Separata INPS.

Quando conviene aprire una Partita IVA e quando prestare lavoro occasionale

L’attuale scenario lavorativo impone spesso nuove rimodulazioni del proprio impiego. È un aspetto che conoscono bene le nuove generazioni per le quali reinventarsi e trovare nuovi ambiti lavorativi rappresenta una condizione quasi inevitabile. Chi ha in mente di mettersi in proprio e dare avvio ad un’impresa individuale o attività professionale potrebbe scegliere un regime fiscale agevolato come quello forfettario.

In un recente approfondimento abbiamo spiegato cosa cambia per le Partite IVA forfettarie nel 2022 e come funziona tale regime. A volte, l’intento di realizzare un sogno nel cassetto potrebbe palesarsi, invece, quando si è finalmente raggiunto il collocamento in quiescenza. In tal caso è bene conoscere in che modo e quando conviene ad un pensionato aprire una Partita IVA. Se non si tratta di un’attività che richiede continuità, una soluzione alternativa e molto snella è quella della prestazione di lavoro autonomo occasionale. Come gestirla sul piano fiscale?

Quanto si versa di ritenuta d’acconto per un lavoro occasionale e quando scatta l’obbligo d’iscrizione alla Gestione Separata INPS 2022

Relativamente al trattamento fiscale del lavoro autonomo occasionale si segue quanto disciplina l’articolo 67 del D.P.R. 917/1986 TUIR. Ciò significa che i redditi derivanti da simili prestazioni si considerano come redditi diversi per i quali si versa una ritenuta d’acconto. Il lavoratore autonomo non sempre ha l’obbligo di aprire una Partita IVA, ma può anche emettere una ricevuta per la prestazione svolta.

In quest’ultima devono essere presenti i dati personali, le generalità del committente, data o numero della ricevuta, il corrispettivo lordo, la ritenuta e l’importo netto. Relativamente alla ritenuta d’acconto essa corrisponde al 20% del del lordo concordato che il committente deve versare a titolo di acconto IRPEF. Laddove la ricevuta superi il valore di 77,47 euro, allora si dovrà apporre su di essa una marca da bollo del valore di 2 euro.

Relativamente agli obblighi previdenziali, il lavoratore non ha alcun obbligo contributivo fino a 5.000 euro. Questo è quanto indica l’articolo 44 del D.L. 269/2003. Nel caso in cui il reddito derivante da lavoro autonomo dovesse superare la soglia dei 5.000 euro, allora scatta l’obbligo d’iscrizione alla Gestione Separata INPS. È importante ricordare un’importante novità introdotta dal D.L. 146/2021 sul lavoro autonomo. Le imprese committenti avranno l’obbligo di comunicare all’Ispettorato del Lavoro territoriale l’impiego di lavoratori autonomi occasionali per rapporti avviati successivamente al 21 dicembre 2021.

Approfondimento

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