Quante società di capitali e persone hanno chiuso negli ultimi anni senza pagare mai le tasse?

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Quante società di capitali e persone hanno chiuso negli ultimi anni senza pagare mai le tasse? Che fine faranno? La domanda è più che legittima. Soprattutto vista la situazione economica che l’Italia sta vivendo. E non da questi ultimi anni. Già, anche da prima. La riprova? Confcommercio e Banca d’Italia. Che hanno certificato, in due report separati, due cose. La prima è che il potere d’acquisto degli italiani è invariato dal 1995. La seconda è che l’Italia non è cresciuta negli ultimi 20 anni. Non è un caso, infatti, se il mercato azionario italiano sia ancora indietro del 60% rispetto ai suoi massimi storici del marzo 2000. La Covid-19, ovviamente, ci mette del suo. Perché ancora Confcommercio certifica come le spese obbligate si mangino metà dello stipendio delle famiglie italiane.

Dati recenti di altri enti dicono cose ancora più allarmanti. In autunno scadranno i bonus del governo. Ed il divieto di licenziamento. Per molte imprese sarà il redde rationem. Il giorno del giudizio. Quante chiuderanno? E quante hanno chiuso senza più riaprire? Le prime sono date ottimisticamente tra il 10 e il 30% del totale. Le previsioni pessimistiche parlano fino ad un 40%. Già il 10% sarebbe un’ecatombe per l’economia. Figuratevi il resto. Le seconde sono già circa 1/6. Ma con variazioni diverse da settore a settore.

Quante società di capitali e persone hanno chiuso negli ultimi anni senza pagare mai le tasse? Che fine faranno?

Ma a noi interessano non solo le quantità di aziende o lavoratori autonomi che hanno chiuso. Ma anche se lo abbiano fatto in modo fraudolento. Cioè senza pagare le tasse. Nel 2019, ultimo dato disponibile, e pre-Covid, erano fallite 8.042 partite IVA. Cioè poco più di 22 al giorno. Compresi sabato e domenica, s’intende. Un’emorragia impressionante e non da Paese civile.

E quindi torniamo all’assunto del titolo. Quante società di capitali e persone hanno chiuso negli ultimi anni senza pagare mai le tasse? Che fine faranno? Beh, non è facile sapere nessuna delle due cose. E, forse, più la prima che la seconda. Ma andiamo con ordine. Quando una partita IVA fallisce porta i libri in tribunale. Ma se possa farlo o meno senza aver pagato le tasse dipende fondamentalmente da una cosa. Se tale partita IVA era stata creata sin da subito con scopo fraudolento o meno. Perché se lo scopo era quello, la durata dell’impresa è probabile che sia stata breve. Il tempo di assicurarsi qualche finanziamento, magari con direttori di banca compiacenti, ed il gioco è fatto. Diverso è se capita di non poter pagare le tasse per sopravvivere economicamente. Ma poi dover esser costretti comunque a chiudere.

Chi è in difficoltà

In ogni caso, purtroppo, i dati sono pochi ed incompleti. Fondamentalmente perché dovrebbero essere incrociati i fallimenti con le inchieste della Guardia di Finanza sui fallimenti stessi. E magari di altre forze dell’ordine. Comunque sia, pare che questa percentuale, inferendo i pochi dati disponibili, sia piuttosto bassa. Nell’ordine del 3%. Solo 3 società su 100 sono truffaldine. Cioè create per rubare i soldi dei finanziamenti lasciando la banca con un palmo di naso su garanzie inesistenti.

Diverso è il discorso per chi chiude perché non ce la fa più. E magari, nell’ultimo periodo non ha pagato le tasse per cercare di sopravvivere. Qui i dati sono proprio inesistenti. O comunque noi non li abbiamo trovati. Anche perché è proprio difficile giudicare perché quella data società sia fallita. Se non era una scatola vuote per truffare, ovviamente.

Ed arriviamo alla fine di queste società. Che può essere una sola. La liquidazione ad opera dei tribunali. Questo nel caso di società reali. Nel caso di quelle truffaldine non c’è niente da liquidare. Perché magari erano scatole vuote con sedi presso capannoni dismessi in aperta campagna. Ma, d’altronde, se nascevano per truffare… L’unica consolazione è che, come abbiamo detto, sono molto poche sul totale dei fallimenti.

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