Quando un vino è la sua etichetta: guida al design della bottiglia

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Anche quando si parla di vino, l’occhio vuole la sua parte. Non ci riferiamo al colore – rosso rubino o porpora, giallo paglierino o più ambrato – ma all’etichetta.

Molti studi, più o meno autorevoli, tra cui uno portato avanti dall’agenzia Nielsen, dimostrano il ruolo sempre più importante dell’etichetta nell’acquisto della bottiglia. A Nielsen si unisce wine.net, che nel 2016 conferma la tendenza.

È sempre più difficile farsi notare in vinoteca

Il mercato del vino è estremamente vasto. Solo in Italia esistono, ad oggi, circa 310.000 aziende vinicole attive. Questo significa che distinguersi è sempre più difficile. Per questo, le cantine investono sempre più sul design della bottiglia. Attraverso una giusta etichetta si può comunicare “heritage” e “brand value”, cercando di raggiungere il più ampio bacino di clienti.

Quando un vino è la sua etichetta

Chiaro è che l’etichetta varia al variare della storia del produttore e della clientela di riferimento.

Lo sforzo richiesto è quello di far combaciare etica ed estetica. Quando un vino è la sua etichetta, il risultato è sempre premiante.

Le domande a cui le aziende vinicole devono rispondere, lavorando con i loro designer, sono: cosa voglio comunicare? E: A chi sto parlando?

Se una cantina ha una lunga storia alle spalle ed è riconosciuta come una garanzia di qualità, è probabile si affidi a uno stile classico. La sua etichetta allora avrà tonalità tenui, disegni calligrafici e impaginazione canonica.

Se parliamo di una cantina giovane, che si rivolge deve ritagliarsi la sua fetta di mercato, avremo un’etichetta più insolita. In questo caso le soluzioni per distinguersi possono ricadere sulla scelta del font, sull’orientamento delle scritte, sull’uso del colore e dell’illustrazione.

Scuola a sé fanno i vini biologici e biodinamici, sempre più in voga. Le loro etichette sono spesso spregiudicate tanto quanto il contenuto della bottiglia. Allora avremo: colori forti, loghi attraenti, etichette mute e dai contenuti stravaganti.

Le collaborazioni tra artisti e cantine

L’importanza dell’etichetta non è cosa nuova. Basti pensare che la prestigiosa cantina francese Château Mouton Rothschild già negli anni ’40 si affidava a grandi artisti per il design delle etichette. Parliamo di pittori del calibro di Braque, Mirò, Dalì, Kandinsky e Picasso.

Anche in Italia ci sono cantine che collaborano sovente con gli artisti. Ci riferiamo, per esempio, all’azienda siciliana Donnafugata, alla Tenuta Sant’Anna o a Pojer e Sandri.

Anche se non siamo sommelier, avremo un ottimo parametro per orientarci in vinoteca.

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