Quando sbagliare i calcoli diventa un reato penale

imposte

Calcolare le imposte da pagare è spesso una pratica piuttosto complessa. Infatti, bisogna sommare diverse imposte dovute a vari Enti come Stato, INPS, regione o comune. Inoltre, il contribuente potrebbe aver maturato anche dei crediti fiscali nel corso dell’anno. In questo caso ci sono due diverse possibilità, che prendono il nome di compensazione interna e compensazione esterna. La prima è la semplice sottrazione di un’imposta a credito a un debito della stessa natura. Un esempio classico è la compensazione tra IVA a credito e IVA a debito. La compensazione esterna, invece, consiste nel ribilanciare imposte di diversa natura. In entrambi i casi, è necessaria la massima precisione. Ai sensi del D.Lgs 74/2000, infatti, imputare crediti inesistenti o inesatti configura il reato di indebita compensazione. In questo articolo, vedremo quindi quando sbagliare i calcoli diventa un reato penale.

Cosa dice la Cassazione

La Suprema Corte ha trattato l’indebita compensazione fiscale in due recenti sentenze: la 44737/2019 e la 27992/2020. I giudici si sono espressi proprio in merito a quando sbagliare i calcoli diventa un reato penale. La punibilità, infatti, scatta quando il contribuente compensa crediti inesistenti o non spettanti per almeno 50.000 euro in un anno. Indipendentemente dalla tipologia dei crediti. Rientrano, quindi, nel calcolo oltre all’IVA, anche i contributi previdenziali e le imposte locali. La Cassazione ha anche individuato nel momento della presentazione dell’F24 contenente i calcoli errati, la nascita della condotta punibile. Queste sentenze prevedono un nuovo e più severo orientamento rispetto al passato. Quando alcuni tributi, come i contributi previdenziali, non rilevavano ai fini del reato.

Quando sbagliare i calcoli diventa un reato penale

Abbiamo visto quando sbagliare i calcoli diventa un reato penale nella determinazione dei propri crediti fiscali. Abbiamo anche capito che i recenti pronunciamenti della Cassazione vanno nella direzione di maggior severità. Il nuovo orientamento si colloca infatti in un più ampio contesto di contrasto all’evasione. In molti casi la determinazione sommaria di crediti d’imposta determina un immediato vantaggio fiscale indebito per il contribuente. La soglia è comunque relativamente bassa anche per le PMI. C’è quindi effettivamente il rischio che incorrano nel reato anche soggetti in buona fede. Confermando l’intendimento comune che vede il Fisco estremamente severo con i contribuenti che commettono un errore. E molto meno rigido con gli episodi di grande evasione. Abbiamo trattato questo tema scottante in un recente approfondimento.

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