Quando la curva dei tassi americani potrebbe diventare negativa? Conseguenze per i mercati

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Complici soprattutto la guerra dei dazi ed una curva dei rendimenti sempre più appiattita, unitamente alle incertezze sugli effetti della riforma fiscale e sulle prospettive di alcune società del settore tecnologico, le possibilità di una curva dei rendimenti statunitensi negativa diviene sempre più concreta.

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Del resto, basta affidarsi alla statistica, per averne conferma.

Ieri abbiamo visto come sia possibile effettuare proiezioni sullo spread btp bund e sulle curve dei rendimenti italiana e tedesca.

Oggi esaminiamo la curva dei rendimenti dei titoli di stato USA.

Ed in particolare ci domandiamo quando lo spread tra scadenze a breve e lungo termine potrebbero inclinarsi negativamente.

Consideriamo quindi lo spread tra scadenze biennali e decennali e quello tra le scadenze a 5 e 30 anni, due dei tratti più significativi.

Ipotizziamo di calcolare i futuri spread tramite la velocità di decrescita dei medesimi nell’arco di un anno e quindi considerando i livelli attuali rispetto a quelli di un anno fa.

Lo spread tra 2 e 10 anni nell’arco di un anno si è ridotto dello 0,6.

Ora misura lo 0,5.

Questo significa che tra un anno, se la velocità di discesa resta costante, misurerà -0,1, divenendo quindi negativo.

Lo spread tra le scadenze a 5 e 30 anni nell’arco di un anno si è ridotto dello 0,7, quindi a fronte di quello attuale, dello 0,42, tra un anno, sempre in caso di velocità di decrescita costante, dovrebbe assumere un valore attorno a -0,28.

Quali implicazioni?

Se, come abbiamo visto ieri, in Europa, in particolare su Italia e Germania, le  curve dei rendimenti restano positivamente inclinate, anche se la pendenza tende a ridursi, negli USA esiste il serio rischio di una prossima (nell’arco di un anno) pendenza negativa, il che significherebbe che passiamo da una proiezione stagnante, attuale, ad una decisamente negativa.

Insomma, detta molto semplicemente, i mercati finanziari stanno prevedendo negli USA una transizione dalla parte finale di un’economia formalmente ancora in espansione, ma considerata più che altro stagnante, ad una recessiva.

Anche per questo, quindi, probabilmente anche le curve europee sono previste in fase di ridimensionamento.

Un effettivo, successivo passaggio ad una curva statunitense negativa, potrebbe a sua volta avere un impatto non da poco anche sulle curve europee.

Quali prospettive per i mercati?

Probabilmente la parte più significativa del rialzo di lungo già è stata fatta ed ora, anche a giudicare da alcuni grafici dei principali indici USA, la situazione è in bilico tra la possibilità di ulteriore spunto rialzista ed inversione di lungo al ribasso.

Già un segnale da non sottovalutare, in base alle tecniche Big shot e PLT è stato dato sui principali mercati europei, ora dobbiamo attendere alcune conferme, che potrebbero intervenire in una futura chiusura mensile.

 

 

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