Quando conviene investire i risparmi in Buoni fruttiferi postali e fare l’affare del secolo?

Buoni

I tempi cambiano non solo sul calendario, ma anche sui mercati finanziari. Alcuni asset finanziari altamente remunerativi del secolo scorso, oggi non ci sono più.

È il caso degli immobili, e delle loro veloci rivalutazioni, ma anche dei Buoni fruttiferi postali (BFP) degli anni d’oro del secolo scorso. Chi infatti, specie negli anni ottanta, avesse comprato Buoni a lungo termine, ha scoperto di avere un tesoro tra le mani. Un prodotto cioè che ha fruttato davvero tanto in termini di interessi.

Ancora oggi, nel 2020, enormi schiere di risparmiatori comprano il prodotto sperando che il fato regali loro i rendimenti del passato.

Ma non funziona così: sono cambiati i contesti e oggi i Buoni rendono veramente pochissimo. Detto questo, allora quando conviene investire i risparmi in Buoni fruttiferi postali e fare l’affare del secolo?

Mai affezionarsi allo stesso prodotto finanziario

Il fatto che un certo prodotto sia stato redditizio 30/40 anni fa non vuol dire che lo sia anche oggi. Trent’anni fa, con l’inflazione al 15% e i tassi molto alti, i BFP convenivano, eccome. Infatti, chi li ha tenuti a lungo ha fatto un ottimo affare. Oggi, però, non è così.

Questo discorso vale anche per i titoli di Stato, ad esempio, fino alle scadenze sui 4 anni, hanno addirittura rendimenti negativi. Ad esempio, l’ultima emissione di BOT a 6 mesi di ieri ha offerto ai sottoscrittori un tasso del – 0,478%

Quando conviene acquistare Buoni e fare l’affare del secolo?

Cerchiamo allora di capire quando convenga parcheggiare i propri soldi nei prodotti postali. Il concetto di fondo da seguire è semplicissimo:

a) quando i tassi d’interesse e l’inflazione sono alti, convengono. E soprattutto conviene tenerli anche a lungo termine. Specialmente se, poi, nel frattempo, l’inflazione e i tassi scendono.

In pratica è quanto è successo proprio a metà anni ottanta. All’epoca l’inflazione italiana era alle stelle. E i rendimenti delle Poste di allora a malapena la ripagavano.

Successivamente l’Italia ha imboccato un percorso virtuoso di crescita, con una drastica e progressiva riduzione degli interessi.

Dunque, chi qualche anno prima aveva comprato quei BFP si è ritrovato dopo qualche anno con interessi alti e inflazione bassa. L’ideale per ogni piccolo risparmiatore, lo scenario perfetto.

b) Quando, invece, l’inflazione e i tassi d’interesse sono bassi, allora questi prodotti non fanno fare l’affare.

Anzi, potrebbe concretizzarsi lo scenario inverso laddove tassi ed inflazione riprendessero a salire. In quel caso, infatti, si resterebbe col cerino in mano.

I rendimenti oggi sono bassi

In questo scorcio di 2020, i tassi d’interesse e l’inflazione sono bassissimi. A livelli di contrazione quasi storica. Quindi, con i BFP, è oggi quasi impossibile fare l’affare così come successo 30/40 anni fa.

Di fatto possono servire per parcheggiare la liquidità a medio-lungo termine e prendere qualche minimo di rendimento. Oltre a importanti vantaggi quali:

a) la garanzia dello Stato dietro la loro emissione;

b) la liquidabilità del prodotto in qualsiasi momento della loro vita, e mai al valore sottocento, come potrebbe avvenire per le obbligazioni;

c) zero spese di acquisto, di gestione e di rimborso (sia anticipato che a scadenza).

Ecco, dunque, illustrato quando conviene investire i risparmi in Buoni fruttiferi postali e fare l’affare del secolo. In quest’altro articolo, invece, poniamo a raffronto un ipotetico investimento in BTP e Buoni per capire chi rende di più nel lungo termine.

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