Quali titoli evitare ora?

Borse

I mercati sono di nuovo in allarme. Quali titoli evitare ora?

Il coronavirus è un fattore di rischio sui mercati difficile da gestire. Infatti si è abbattuto sulle Borse proprio in piena stagione trimestrali. E sebbene molte aziende abbiano dato buoni risultati, gli investitori si chiedono quale saranno le conseguenze dell’epidemia nel prossimo futuro. Quali titoli evitare ora?

Investire sulle Borse internazionali

Chi vuole investire sulle Borse internazionali adesso, soprattutto se è un investitore alle prime armi, dovrebbe preferire un portafoglio difensivo. Ma a prescindere da tutto, la strategie per guadagnare più remunerativa, come da tempo si sa, è quella di investire sul lungo periodo. Meglio ancora se la diversificazione del portafoglio contempla anche una quota di titoli da dividendo. Questo sarà infatti il tesoretto che potrà permettere di superare i momenti di crisi dei mercati. Anche momentanee.

La situazione sui mercati

La situazione sui mercati, infatti, vede Piazza Affari perdere l’1,2%, senza contare i passivi di Parigi con un Cac 40 a -1,24%, il Dax a -1,1%. Il tutto oltre a quelli, già certificati del Nikkei a -1,7% e il crollo di Taiwan a -3,7% dopo un’apertura a -5,75%. In considerazione di un quadro del genere, quali titoli evitare ora?

Il consiglio degli analisti

Come detto altre volte il settore lusso è quello più esposto. E il lusso in Italia è un settore economico rilevante. Il che spiega il passivo su praticamente tutti i nomi più importanti. Il consiglio degli analisti, in questo caso di Ubs, è che pur restando positivi sull’intero settore, il rischio per i mercati nell’immediato resta. In particolare per titoli che, dal lusso, si legano anche al turismo.

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Quali titoli evitare ora?

Quali titoli evitare ora? Swatch (SIX:UHR), Richemont (SIX:CFR) e Prada . Da Ubs, però, non temono un giudizio buy su Lvmh, Kering e Hermès. Altro titolo da monitorare è quello di Apple, innegabilmente per la sua significativa esposizione all’economia cinese. Ma anche perché gli ultimi numeri delle trimestrali sono stati superiori alle attese. Infatti l’area cosiddetta della Grande Cina (quindi quella che include anche le zone economicamente dipendenti e influenzate da Pechino) rappresentava quasi il 17% delle vendite nette nell’anno fiscale 2019.

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