Quali sono le Regioni più a rischio?

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In generale, la situazione nazionale relativa alla pandemia è in via di miglioramento, in quanto si è registrato un calo dellindice di trasmissione Rt. Tuttavia, la situazione è sempre in bilico e qualsiasi azzardo si tradurrebbe in un repentino peggioramento. Pertanto, occorre continuare a mantenere le misure di sicurezza, come fatto fino a questo momento. Senonchè, il nuovo report, che fotografa la situazione dal 18 e il 24 gennaio è stato pubblicato. Esso, è stato redatto dall’ISS, Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute. Dallo stesso emerge una certa variazione dei dati interregionali. Ma, vediamo, appunto in base al report, quali sono le Regioni più a rischio.

Differenze interregionali e diversi livelli di Rt

Le differenze tra Regioni si rilevano mediante un doppio binario di valutazione che è quello:

1) del livello di rischio dipendente dall’Rt e 2) quello complessivo, parametrato ad altri indici, come la pressione sul sistema sanitario. Senonchè, quanto all’indice Rt, una sola Regione è classificabile ad alto rischio (contro le 4 della settimana precedente);

10, invece sono a rischio moderato e 10, a basso rischio. La Regione, che ha l’Rt maggiore di 1 è il Molise. Invece, in punto di pericolo complessivo, il maggior rischio riguarda l’Umbria, qualificata, per la quarta settimana consecutiva come zona ad alto rischio. Poi, a seguire, a rischio moderato, sono: Marche, Provincia autonoma di Trento, Puglia, Toscana, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia. Infine, sono Regioni a basso rischio: Campania, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Sardegna, Sicilia, Valle D’Aosta, Veneto.

Come comportarsi

Una volta fatta la rassegna di quali sono le Regioni più a rischio, bisogna passare a capire come si ci deve comportare. Secondo gli esperti, nonostante il generale miglioramento, non bisogna abbandonare la linea della prudenza. Essi sostengono che: «il quadro attuale conferma la necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo, che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile». Quindi, nonostante i passi in avanti, siamo ancora nel limbo e sul “quando ne usciremo”, non è dato sapere.

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