Quali sono i titoli azionari da comprare e vendere  se  l’inflazione inizia a salire?

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Inflazione, nuovo market driver sui mercati? E in questo caso, quali sono i titoli azionari da comprare e vendere  se  l’inflazione inizia a salire? Sicuramente quello dell’inflazione è uno spettro piuttosto sgradito se, invece di un sano rialzo dei prezzi, si presentasse, come probabilmente avverrà, come un inasprimento verticale del costo della vita prima ancora di una ripresa economica effettiva.

Quali sono i titoli azionari da comprare e vendere  se  l’inflazione inizia a salire?

Già dall’estate del 2020 gli analisti di BofA confermavano che, in caso di inflazione in arrivo, il focus degli acquisti doveva concentrarsi prevalentemente su tutti quei titoli particolarmente sensibili all’andamento dei prezzi. La prima delle spie di un aumento del costo della vita, da sempre, sono le materie prime e gli energetici. Ma, per chi volesse puntare sull’obbligazionario, la possibilità di investire viene offerta dai bond indicizzati con il classico esempio del BTP Italia. Chi invece preferisce il panorama statunitense può confrontarsi con i Treasury Inflation-Protected Securities.

Tornando all’azionario, quali sono i titoli azionari da comprare e vendere  se  l’inflazione inizia a salire?

in uno scenario in cui l’inflazione è prevista in aumento, altri importanti protagonisti che non bisogna dimenticare sono i titoli finanziari. C’è poi il grande classico: l’oro, per antonomasia lo strumento da sempre considerato lo scudo contro l’inflazione.

Di un paio di giorni fa gli ultimi numeri ISTAT sull’inflazione italiana che, a febbraio ha registrato un aumento pari a +0,6% anno su anno a fronte di un PIL in calo a -8,9% per il 2020. Allo stato attuale dei fatti, le paure dei mercati si concentrano più che altro, su un’inflazione incontrollata. Timori che la FED ha recentemente dissipato confermando la sua intenzione di prolungare, qualora ce ne fosse bisogno, i suoi piani di accomodamento. Ma non è la sola. E nemmeno lo sarà in futuro. In suo soccorso è arrivato, infatti, il governatore della Banca Centrale Australiana il quale, dopo un rialzo dei rendimenti titoli di stato, ha voluto subito placare gli animi dichiarando l’impegno dell’istituto per riportare quello 0,15% registrato sui triennali, al normale livello dello 0,1%.

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