Quali e quanti tipi di pensione esistono?

pensione

Quali e quanti tipi di pensione esistono? Come funziona il sistema in Italia? Tutto quello che avreste voluto chiedere sulle pensioni in una brevissima ed agile guida. Iniziamo da chi eroga la pensione, cioè l’INPS.  l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale nasce nel 1898 per garantire i lavoratori da due tipi di rischi. Invalidità e vecchiaia. Nel 1919 l’assicurazione per l’invalidità e la vecchiaia diventa obbligatoria per i lavoratori dipendenti privati. Nel pubblico c’è una diversa disciplina. Nasce l’istituto della pensione di invalidità e vecchiaia. Requisiti minimi: 65 anni di età e 12 anni lavorativi.  Altra data fondamentale è il 1933. La CNAS diventa Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale. Cioè un ente di diritto pubblico dotato di personalità giuridica e gestione autonoma. Dal 1943 esso diviene definitivamente Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.

Che cos’è la pensione?

E’ un emolumento mensile, cioè una prestazione, emessa a favore di lavori dipendenti e autonomi. Ne ha diritto chi è iscritto ad un’assicurazione generale obbligatoria. O a quella dei fondi integrativi o alle singole casse professionali. E la potrà avere quando arriverà all’età pensionabile. Le principali categorie di pensione sono due: quella di anzianità e quella anticipata. La prima è riconosciuta a tutti gli iscritti alle assicurazioni previdenziali sopra menzionate. Detti iscritti devono avere una certa età anagrafica (pensionabile) ed un’anzianità contributiva minima di 20 anni. La seconda fornisce la possibilità di andare in pensione prima di aver raggiunto l’età pensionabile. L’abbiamo descritta in dettaglio in questo articolo. Quali e quanti tipi di pensione esistono?

Quali e quanti tipi esistono?

Ma come si calcola la pensione? Attualmente esistono 3 metodi: contributivo, retributivo e misto. Nel primo caso è tutto incentrato sulla contribuzione realmente versata. Una parte di stipendio viene accantonata annualmente, diversa se il lavoratore è subordinato o autonomo. L’importo della pensione è ottenuto con una moltiplicazione. Cioè quanto versato per l’aliquota percentuale con la quale quella somma è trasformata in pensione. L’età pensionabile è periodicamente adeguata. Al momento è di 67 anni.

Nel secondo caso si fa una media. Una media di quanto il lavoratore abbia percepito negli ultimi anni lavorativi. Ed anche qui si fa una moltiplicazione. L’importo sarà il 2% del reddito medio moltiplicato per gli anni di contribuzione. Ed è composto di due quote. La prima riguarda l’anzianità contributiva al 31 dicembre 1992. La media delle retribuzioni è sugli ultimi 5 anni per i dipendenti, sugli ultimi 10 per gli autonomi. La seconda parte dal 1 gennaio 1993 e va sino alla data di inizio della pensione. Gli anni passano a 10 per i dipendenti e a 15 per gli autonomi.

Il sistema misto

Il sistema misto riguardava chi aveva meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Con la legge Fornero questo limite non esiste più. Si calcola mescolando i due precedenti sistemi, ovviamente con differenze rispetto ad avere o meno un’anzianità contributiva inferiore o superiore a 18 anni al 31 dicembre 1995.

Queste sono prestazioni di valore economico erogate su domanda del pensionato. Il fine è di far valere la contribuzione accreditata in una gestione diversa da quella in cui è divenuto titolare di pensione. Questa tipologia di pensione spetta anche ai familiari superstiti. Ne esistono di 3 tipi: di vecchiaia, di invalidità e ai superstiti. Particolarmente importante è quella di invalidità, per gli evidenti aspetti e risvolti sociali.

Consigliati per te