Quale impatto hanno le catastrofi naturali sui mercati azionari?

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Oggi ci vogliamo occupare dell’effetto delle catastrofi naturali (terremoti ed eruzioni vulcaniche) sui mercati azionari.

Il  sentire comune è che le catastrofi naturali portino ribassi sui mercati azionari. Vediamo cosa ci dicono i dati e non le leggende metropolitane.

Per questo studio abbiamo utilizzato il database del NOOA (National Center for Environmental Information) dove è possibile risalire a tutti gli eventi catastrofici a partire dal 200 AC.

Per i terremoti abbiamo considerato solo quelli più significativi. Dove significativo vuol dire: danni moderati (circa 1 milione di dollari o più), 10 o più decessi, la magnitudine 7,5 o più, o il terremoto ha generato uno tsunami.

Anche per i vulcani abbiamo considerato solo le eruzioni più significative, definite come quelle che soddisfano almeno uno dei seguenti criteri: ha causato decessi, ha causato danni moderati (circa 1 milione di dollari o più), con un indice di esplosività vulcanica (VEI) di 6 o più, ha causato uno tsunami associato a un grave terremoto.

Nel grafico seguente sono mostrati il numero di terremoti e di eruzioni più significativi a partire dal 1900 a oggi.

Notiamo immediatamente che la frequenza di questi eventi catastrofici sia praticamente costante in funzione del tempo. A testimonianza del fatto non ci sia alcuna possibile correlazione con l’andamento dei mercati azionari.

Il comportamento medio dopo ogni evento catastrofico è quello emotivo al ribasso nell’immediato, ma la ripresa della tendenza esistente nel medio periodo. Volendo essere cinici potremmo dire che le catastrofi naturali sono un’ottima opportunità di acquisto.

L’unica cosa che possiamo notare è un aumento dei terremoti a partire dal 2004/5 in poi. Sebbene esuli dalla nostra sfera d’interesse, l’aumento del numero di terremoti  è da alcuni interpretato come l’avvicinarsi del pianeta X!

Torniamo, però, ai nostri mercati azionari.

Per capire meglio cosa succede subito dopo un evento naturale catastrofico siamo andati ad analizzare l’andamento dei mercati subito dopo i 5 eventi più catastrofici della storia recente.

Terremoto nell’Oceano Indiano  -26  Dicembre 2004

Questo terremoto sottomarino aveva il suo epicentro dalla costa occidentale di Sumatra. Il terremoto e gli tsunami causati hanno ucciso oltre 230.000 persone in 14 paesi. Non c’è stato un effetto immediato sui mercati azionari. Un ribasso è avvenuto dopo 20 giorni di negoziazione con lo S&P 500 che ha corretto il 3,8%. dopo di che è continuato il rally con un rialzo fino al 35% .

Terremoto di Haiti  -12  Gennaio 2010

Il terremoto 7.0 e le successive 52 scosse di assestamento uccisero circa 316.000 persone. Non c’è stato un effetto immediato sui mercati azionari. Lo S&P500 ha chiuso con un ribasso massimo del 6.6% dopo 18 giorni di negoziazione, ma successivamente ha continuato il suo rally rialzista.

Uragano Katrina  -25  Agosto 2005

Si dice che l’uragano Katrina sia stato il disastro naturale più costoso nella storia degli Stati Uniti. Si stima che i danni causati dall’uranio superino gli 80 miliardi di dollari.

Sorprendentemente lo S&P500 ha salutato l’uragano con un rialzo di otto giorni pari al 3%. 38 giorni di trading dopo Katrina lo S&P500 si trovava più in basso del 2.4%. In termini di performance del mercato azionario, il disastro americano naturale più costoso è stato solo una nota a piè di pagina; esso non è nemmeno visibile su un grafico.

Attacco alle Torri Gemelle – 11 Settembre 2001

9-11 è probabilmente uno dei momenti più importanti nella storia degli Stati Uniti. A seguito dell’attacco, i mercati azionari degli Stati Uniti sono rimasti chiusi per il resto della settimana. Una volta che il mercato è stato riaperto, lo S&P500 ha perso l’11.6% in quattro giorni di negoziazione.

Il panico, però, è stato di breve durata e il Dow Jones,  S&P500 , Nasdaq  e Russell 2000 hanno recuperato i livelli dell’11 Settembre entro un mese. Spesso viene omesso che lo S&P500 aveva già perso il 16% prima dell’attacco al  World Trade Center.

Terremoto in Giappone  -10 Marzo 2011

Il terremoto in Giappone stato un evento veramente unico. Non v’è dubbio, infatti, che la combinazione di terremoto, tsunami e fusione nucleare siano una concomitanza di catastrofi che ha pochi precedenti nella storia e che ancora mostrando i suoi effetti sull’economia giapponese. Nonostante ciò questo evento ha avuto un effetto temporaneo solo sul mercato azionario giapponese. Il Nikkey, infatti, ha perso il 20% nei giorni successivi, ma dopo circa 3 mesi è stato tutto recuperato ed è partito un rally che nel giro di qualche anno ha portato a un rialzo del 150%!

Due altri eventi di interesse sono il terremoto del Northridge, che ha colpito Los Angeles il 17 gennaio 1994. Il mercato azionario non ha avuto alcuna reazione a questo evento, anzi raddoppiò nei due anni successivi. L’incidente nucleare a Chernobyl del 26 aprile 1986 non ha avuto alcun effetto notevole sui mercati azionari.

Basandoci su un’analisi storica di correlazione tra i disastri naturali e il mercato azionario, sembra che anche eventi catastrofici non alterino le prestazioni del mercato.

Questa conclusione fa il paio con quella raggiunta studiando l’impatto delle guerre sui mercati azionari (Quale potrebbe essere l’impatto di una guerra con la Corea del Nord sui mercati azionari? La storia ci dice che…)

Conclusione: se i precedenti ci insegnano qualcosa, possiamo concludere che un eventuale conflitto con la Corea del Nord non dovrebbe portare conseguenze negative di lungo termine sui mercati azionari. Anzi, il ribasso a caldo potrebbe essere un’interessante opportunità di acquisto. Ovviamente tutto questo non tiene conto della variabile nucleare.

Tra i fenomeni naturali, quindi, possiamo dire che solo le macchie solari (Le macchie solari e la vendita di auto preannunciano un forte ribasso dei mercati azionari) hanno una correlazione con i mercati azionari e possono essere utilizzate per prevedere i futuri andamenti delle quotazioni.

Per un’immediata comprensione di quanto detto finora basta guardare il grafico seguente.

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