Uno dei più importanti social network è in un momento di crisi. Quale sarà il destino per Twitter nel nuovo anno? Cerchiamo di fare una breve analisi dei dati e un piccolo forecast per il 2020.
Insieme a Facebook (NASDAQ:FB), Instagram e Pinterest (NYSE:PINS), Twitter (NYSE:TWTR) è universalmente riconosciuto come uno dei Social Network più importanti del mondo. Fondato a San Francisco nel 2006 da Jack Dorsey, ha all’attivo circa 330 milioni di utenti mensili. Quello che lo ha da sempre contraddistinto è la sua capacità di attualizzazione dei contenuti, oltre al limite di 140 caratteri imposto all’inizio e poi esteso a 280.
Twitter è divenuto anche un mezzo attraverso cui diffondere news o aggiornamenti importanti. Basti pensare a quelli che Trump ha reso noti nel caso della guerra commerciale, solo per citare un caso, che hanno avuto una risonanza andata oltre il puro social.
L’andamento dell’azienda nel tempo e la crescita degli utenti
Una delle note dolenti che lo riguardano è il discorso utenti. Nel grafico che segue viene mostrato l’andamento del coinvolgimento utenti dal 2010 al 2019.
Quello che salta subito all’occhio è il clamoroso rallentamento negli ultimi due anni, che potrebbe simboleggiare, oltre ad una crisi aziendale di fondo, anche un’eventuale saturazione.
Il problema più spinoso che si è presentato quest’anno però, è stato quello della privacy. Per migliorare il targeting degli annunci, la società ha chiesto agli utenti di poter scegliere se condividere o meno i propri dati attraverso un sistema denominato MAP (Mobile Application Promotion). Il sistema però sembra non aver funzionato bene, generando una miriade di problemi per l’azienda e il crollo del titolo.
Outlook sul titolo azionario. Quale sarà il destino per Twitter?
Alcuni analisti che seguono il titolo parlano di un debito tecnologico che a differenza dei competitors avrebbe accumulato nel tempo e che lo rende più vulnerabile. Il market cap della società di San Francisco si aggira intorno ai 25 miliardi di dollari. I fondamentali hanno cominciato a vacillare dal terzo trimestre, visti i risultati inferiori di circa il 30% rispetto alle attese.
Il titolo, che fino alla fine di ottobre guadagnava circa il 37%, alla chiusura del 20 dicembre a quotava 32.12$. Ha quindi più che dimezzato la performance annuale, attestandosi su un misero 12%. È impossibile a questo punto negare un grosso problema di fondo.
L’uragano che si è abbattuto su Twitter con la questione MAP avrà forti ripercussioni anche sulla reputazione e appetibilità da parte degli inserzionisti e di conseguenza sugli utili. In attesa dei risultati del quarto trimestre, tutti gli indicatori per il momento sono concordi su una situazione di standby.